Dopo la proclamazione del 19 gennaio dello stato di agitazione dei medici di medicina generale, Sabato 4 Marzo alle ore 9:30 i medici del territorio, comprendenti medici di medicina generale (medici di famiglia e medici di continuità assistenziale), pediatri di libera scelta, medici del servizio di emergenza-urgenza 118 e Medici Specialisti Ambulatoriali, si danno appuntamento presso la sede dell’Ordine dei Medici di Potenza per denunciare per l’ennesima volta il grave disagio della sanità lucana e per decidere le ulteriori forme di protesta in conseguenza dell’inerzia del governo regionale.
In occasione di tale assemblea i medici del territorio intendono condividere il Manifesto-Denuncia dei mali che affliggono la sanità lucana invitando altresì i cittadini a mobilitarsi in difesa del servizio sanitario regionale.
Le richieste avanzate dal Manifesto sono sintetizzate in 5 punti:
1. Meno burocrazia, per poter dedicare più tempo alla cura
Cittadini e medici continuano ad essere vittime della continua introduzione di nuovi compiti burocratici e di atti amministrativi che finiscono per sottrarre tempo che si dovrebbe invece dedicare ai problemi sanitari dei cittadini. I certificati di riammissione a scuola (la Basilicata è una delle poche regioni che ancora le richiede); le firme dei pazienti sugli accessi in assistenza domiciliare o per le prestazioni di particolare impegno professionale (richiesta avanzata ultimamente dall’ASP); la mancata adozione di un nomenclatore unico regionale delle prestazioni specialistiche (con le conseguenti richieste di visite specialistiche o esami strumentali da rifare a seconda della struttura erogatrice); le liste di attesa sulle prestazioni specialistiche (con le date di prenotazione per le visite di controllo che, se va bene, arrivano ad un anno); i piani terapeutici di alcuni farmaci scaduti ormai da mesi e che non vengono rinnovati perché le strutture specialistiche non riescono a rispettare la tempistica per le visite di controllo indispensabili al rinnovo dei piani; la trascrizione di prestazioni ad esempio di radioterapia c/o l’Ospedale San Carlo (almeno 20 ricette) richieste impropriamente ai medici curanti, sono solo alcuni esempi di una burocrazia che di fatto sottrae tempo ai medici ma soprattutto ai cittadini.
2. Più organizzazione, per un’assistenza adeguata
Ormai non è più tempo di “Speriamo che ce la caviamo” o “Che Dio ci aiuti”. In attesa che le paventate riforme della sanità territoriale (Case delle Comunità, Ospedali di Comunità) vengano realizzate (entro il 2026) e possano dare una svolta alla continuità dell’assistenza sanitaria su tutto il territorio lucano, è necessario che la politica sciolga una buona volta i nodi che legano la sanità lucana. La messa a regime del servizio di emergenza-urgenza 118, la riorganizzazione della Continuità Assistenziale, la costituzione delle forme aggregative della medicina generale, della pediatria di libera scelta e della specialistica ambulatoriale (AFT, Aggregazioni Funzionali Territoriali e UCCP, Unità Complesse di Cure Primarie) sono solo alcune delle innovazioni che la politica non può continuare ad ignorare e a rinviare a data da destinare, se si vuole preparare il territorio alle sfide (scommesse?) legate al PNRR.
3. Più medici, per una migliore assistenza: in pratica vogliamo “PIU’ MEDICI E MENO PAZIENTI”.
Da qualche anno anche la regione Basilicata sta affrontando il problema della carenza dei medici: zone carenti di assistenza primaria (la vecchia medicina di base) non vengono assegnate; nell’ultimo anno almeno venti zone carenti non sono state assegnate neanche ricorrendo ad incarichi temporanei per i medici del corso di formazione specifica; da mesi sedi di continuità assistenziale (ex guardia medica) vengono accorpate per mancanza di medici disponibili. E la politica che fa? pensa di risolvere il tutto aumentando il massimale ai medici rimasti in servizio e affidando ai medici di continuità assistenziale la copertura di due presidi senza preoccuparsi minimamente dell’aumento del carico di lavoro di questi medici. Per non parlare poi del servizio di Emergenza-Urgenza 118 che partito anni fa come servizio sperimentale, sempre sperimentale è rimasto con una dotazione organica di professionisti sanitari inferiore del 60 % di quanto previsto dalla legge regionale di istituzione.
4. Più risorse, per un servizio sanitario che risponda ai bisogni di salute.
Sono sempre più numerosi i casi di giovani medici di medicina generale formati in regione che si trasferiscono in regioni del nord (Emilia-Romagna, Veneto) in grado di offrire una organizzazione della medicina generale efficiente (con locali in comodato d’uso, personale di studio, incentivazioni per le forme aggregative della medicina) che di fatto permettono di avere un compenso del 30-40% maggiore di quanto offre la regione Basilicata. Allo stesso modo medici impegnati per anni nel servizio sperimentale dell’Emergenza-Urgenza 118 appena vengono pubblicate le zone carenti in altre regioni (in Basilicata mai pubblicate) si trasferiscono fuori regione lasciando ancora più in difficoltà il sistema dell’emergenza in Basilicata.
Tutto ciò dipende dal fatto che gli accordi integrativi regionali che regolano i rapporti con la Medicina Generale, con la Pediatria di Libera Scelta e con la Specialistica Ambulatoriale in Basilicata sono ormai datati di quasi quindici anni (2007/2008). Dal 2012 le OO.SS. hanno accettato la sospensione delle carenze di Continuità Assistenziale in attesa della riorganizzazione del servizio. Gli stessi accordi nazionali (sottoscritti ad aprile 2022) impongono alle regioni di concludere gli accordi regionali entro 12 mesi dalla data di adozione degli atti programmatori di costituzione delle AFT e UCCP (ottobre 2022). I medici sono l’anima del Servizio Sanitario Pubblico e senza medici non c’è salute.
5. Più sicurezza, per non dover convivere con la paura
La medicina generale e la pediatria di libera scelta sono gli unici sistemi di accesso alle cure libero e gratuito a disposizione dei cittadini. Non sempre però ne viene garantita la sicurezza: sempre più frequenti sono le segnalazioni di episodi di violenza verbale e spesso fisica contro medici in servizio. La cosa grave è che tali episodi sono legati alle carenze organizzative del servizio sanitario regionale che certamente non dipendono dai medici ma che di fatto rischiano di ledere il rapporto fiduciario medico-paziente, rapporto che è la base di un sistema sanitario equo, universale e solidale.
“Caro cittadino, il tuo diritto alla salute è in pericolo. Per questo motivo, i medici del territorio lucano hanno proclamato lo stato di agitazione. Difendi insieme a noi la tua salute e chiedi anche tu alla politica di investire nelle risorse umane del sistema sanitario lucano, prima che sia troppo tardi”.