“I dati forniti dal rapporto Svimez 2019 rivelano per l’Italia meridionale una realtà economica drammatica”.
A dichiararlo, il consigliere regionale di Basilicata positiva, Piergiorgio Quarto, che aggiunge:
“Appare ormai chiaro a quasi tutti, gli strenui sostenitori non mancano, che il reddito di cittadinanza rappresenta una misura fallimentare, incapace di realizzare e soddisfare, anche in misura limitata, prospettive lavorative.
Reddito di cittadinanza rivelatosi da subito un provvedimento che non ha inciso in alcun modo nel mondo del lavoro, una non-riforma.
Una disposizione legislativa frutto di antichi retaggi assistenzialisti, uno strumento che non suscita fiducia in nessuno degli 11.000 beneficiari in Basilicata, tutti ancora alla ricerca di un lavoro stabile.
Ad oggi, nessuna possibilità di uscire dal ‘buio del dramma occupazionale’, si riesce solo ad integrare il reddito di un nucleo familiare per portarlo almeno al livello della povertà relativa.
Nulla di più, come già sostenuto in passato, di un integratore sociale, un toccasana momentaneo, una boccata d’ossigeno costata alla società italiana sette miliardi di euro per il 2019.
In Basilicata, poi, operano 31 navigator, figura centrale nella riforma sponsorizzata dai cinquestelle, si tratta per lo più di giovani in cerca, anche loro, di una prima collocazione lavorativa.
Costretti ad operare al buio, senza strutture tecnologiche adeguate e con l’ingrato compito, per ognuno di loro, di dover ascoltare, seguire, formare e collocare al lavoro 400 persone.
Le cifre esemplificano una realtà paradossale, diventata drammatica.
Nel contempo lo Svimez nel suo annuale rapporto delinea a chiare lettere il quadro di un Sud dove crollano gli investimenti pubblici e aumenta il divario con il Nord.
Si parla di due blocchi, il Nord produttivo ed il Sud assistito.
Le regioni meridionali vivono dal punto di vista economico una fase di recessione con un Pil che diminuisce dello 0,2 per cento.
Dato rilevante e da sottoporre a considerazione è l’emergenza rappresentata dalla crisi demografica: infatti, oggi vivono nel meridione, solo 81.000 abitanti in più rispetto all’inizio del secolo, invece, al Centro-Nord si registra un aumento di popolazione di ben 3.300.000 abitanti.
Nei prossimi cinquant’anni se persisterà il medesimo trend, la popolazione nell’Italia meridionale diminuirà di ben cinque milioni di abitanti.
Persiste con numeri elevati l’emigrazione dei giovani laureati, un esodo negli ultimi trent’anni di due milioni di persone.
Lo stesso tasso di occupazione femminile ridotto al 20 per cento identifica le regioni meridionali come in assoluto le peggiori in tutta l’Europa.
Dati ugualmente spaventosi e di senso negativo sono quelli rapportabili alla spesa pubblica riguardante la sanità e l’istruzione, con un tasso di abbandono scolastico senza precedenti, accompagnato da strutture fatiscenti e pericolose per la stessa incolumità degli alunni.
Dati lusinghieri si registrano, invece, nel settore delle bio-economie con fatturati che sfiorano i sessanta miliardi di euro.
Fanno riflettere, inoltre, i dati anagrafici della popolazione lucana, Potenza e Matera, infatti, sono fra le cinquanta città più vecchie in Europa, con abitanti di età media decisamente elevata.
Difficoltà conclamate anche per quei giovani che vogliono intraprendere un’attività lavorativa autonoma, nel settore commercio, artigianato e servizi.
La burocrazia ostacola in ogni modo con pastoie e lacciuoli la voglia di mettersi in proprio, di sfidare i rischi del mercato di chi vuole aprire una partita iva e realizzarsi come imprenditore di successo.
I quotidiani, oggi, portano all’onore delle cronache la bomba sociale di Taranto, dove con la potenziale chiusura dell’ex Ilva, ventimila famiglie sono a rischio povertà.
Quattro miliardi di produttività in fumo, la più grande acciaieria d’Europa rischia di finire nel nulla, con una perdita del Pil nazionale di almeno l’1per cento.
Tutto questo avviene nell’indifferenza dell’attuale governo giallo-rosso, impegnato anima e corpo con la prossima finanziaria ad inasprire il peso fiscale a danno dei soliti (diventati) poveri contribuenti.
E allora diventa indispensabile porre in essere dei rimedi nel mondo del lavoro, come un piano straordinario di assunzioni nel meridione, con un programma di sviluppo incentrato su formazione e occupazione.
Occorre fare subito, presto, tempi veloci, il rischio di una strada di non ritorno è forte.
Basta adagiarsi e concentrarsi solo su aride schermaglie politiche.
La Nazione ha bisogno di riforme strutturali forti, adeguate ma, soprattutto, in grado di realizzare un cambio di marcia concreto e veritiero per fornire certezze alle nuove generazioni, da tanto, troppo tempo in attesa di fatti e ormai stanche di inutili promesse”.