“Sono ormai inaccettabili i ritardi nella gestione delle pratiche da parte dell’Inail di Basilicata”.
La dura critica arriva dalla Coldiretti lucana che:
“da anni segnala problemi nelle due sedi provinciali tanto da esasperare i tanti cittadini per l’ottenimento di provvidenze economiche, sanitarie e riabilitative e, di conseguenza, l’organizzazione che li rappresenta e li sostiene nel riconoscimento di diritti e prestazioni legittimi e spettanti”.
Il presidente della confederazione agricola di Basilicata, Antonio Pessolani, dichiara:
“Da più di qualche anno stiamo collaborando con Inail per azzerare il consistente arretrato di pratiche inevase (o evase erroneamente a sfavore dei lavoratori) per farci riconoscere le tante malattie professionali presentate all’Istituto.
Per alcune di queste è stata effettuata la prima visita, poi respinta senza alcuna risposta ‘motivata’, se non in alcuni casi la conferma della decisione precedentemente presa.
Abbiamo sollevato il problema in più occasioni, soprattutto nei confronti del settore medico-legale che, dopo alcuni segnali di soluzione della problematica, si arenava nuovamente per svariate ragioni, anche amministrative.
Parliamo di Giacenze rilevanti, oltre 120 pratiche di malattie professionali presentate ogni anno, che si sono sommate nel tempo, con una percentuale di trattazione bassissima, talvolta anche meno del 10% e non per via della qualità delle istanze presentate.
Il blocco amministrativo e sanitario causato dal Covid19 ha, evidentemente, peggiorato la situazione.
Riteniamo sia molto grave che la direzione regionale Inail, più volte sensibilizzata dal nostro patronato per individuare una modalità di smaltimento delle pratiche giacenti senza ricorrere ad azioni legali, inutili ma a questo punto necessarie, non ha mai deciso di porre rimedi a situazioni di giacenze imbarazzanti, ad avviare modalità condivise di smaltimento delle pratiche, mettendo insieme le ragioni medico-legali dei lavoratori con quelle dell’Istituto, riconoscendo provvidenze economiche – spettanti per legge – sanitarie e riabilitative.
Il Comitato di Indirizzo e Vigilanza nazionale dell’Istituto è stato direttamente investito di questo spiacevole problema, di questa volontà precisa di non tutelare come si dovrebbe i lavoratori assicurati.
Nella stessa direzione di forte disagio è stato coinvolto anche il Comitato Unitario dei Patronati del Lavoro Autonomo nazionale dove sono rappresentati tutti i settori (agricoltura, artigianato e commercio) che auspicano – nel post Covid – un graduale ma significativo segnale di riapertura, di aiuto e riconoscimento ai lavoratori affetti da patologie invalidanti riconducibili all’attività professionale svolta per tanti anni.
Stiamo parlando, esclusivamente, di patologie tabellate che, per legge, esonerano il lavoratore dal dimostrare l’origine professionale della stessa ma che ‘in Basilicata sortiscono effetti ed atteggiamenti molto diversi dal resto del Paese’.
Il problema è oramai diffuso in entrambe le provincie della regione, tanto da far precipitare il gradimento e la vicinanza dello stesso Istituto verso i lavoratori iscritti.
Una situazione divenuta insostenibile che dovrà essere messa immediatamente in trasparenza e risolta, attraverso l’avvio di gabinetti medici settimanali/quindicinali al fine di ripristinare tempi di attesa ordinari che oggi si attestano in molti casi ad oltre 3 anni.
Non è volontà di questa organizzazione avviare massicciamente contenziosi legali, inutili, antipatici e soprattutto dispendiosi per l’intera collettività ma se l’atteggiamento è questo saremo costretti a coinvolgere il nostro team di legali per affidare loro le richieste legittime ma negate dall’Inail.
Nei giorni scorsi siamo venuti a conoscenza di una videoconferenza organizzata dall’Istituto per il prossimo 30 luglio, dove si auspica sia illustrata una nuova modalità di lavorazione delle pratiche necessaria per smaltire tutte le giacenze ed evitare il formarsi di nuovo arretrato.
Coldiretti Basilicata monitorerà quanto e come sarà fatto dall’Istituto al fine di garantire i diritti e le prestazioni spettanti ai tanti lavoratori che lamentano patologie di origine professionale”.