Sciolta la riserva sulla revoca dell’incarico al direttore generale dell’Arpab, Antonio Tisci: presentate oggi le sue dimissioni.
Il dg era stato rimosso temporaneamente dall’incarico a seguito di una denuncia dei carabinieri Nas che lo avevano sorpreso a lavoro negli uffici dell’agenzia nonostante fosse positivo al Covid, contravvenendo alle disposizioni del governo.
Ecco le sue parole:
“Come mi è stato chiesto e come avevo promesso, in questo preciso istante mi sono dimesso dalla Direzione Generale dell’Arpab.
Il delinquente, contro il quale è stata convocata una manifestazione per la legalità, se ne va.
L’Arpab torna alla sua pacifica vita quotidiana.
In un anno e mezzo siamo riusciti, tra non poche difficoltà, a compensare i ritardi di anni di trascuratezza.
Per la prima volta nella storia, Arpab ha compiuto le ispezioni tra le quali quelle all’impianto Eni.ù
Arpab ha ottenuto la certificazione di qualità dei laboratori e si sono avviati i lavori (che giacevano nei cassetti dal 2019) per l’ammodernamento degli stessi che io avrei concluso entro giugno per ottenere l’accreditamento delle struttura.
I controlli sono aumentati in modo esponenziale e, per la prima volta, sono stati controllati i depuratori.
Monitorato lo zero acustico in val d’Agri e inaugurato il presidio fisso val d’Agri per il controllo del Cova.
Quando sono arrivato, l’Arpab non aveva il Centro di Monitoraggio Ambientale: ora ce l’ha.
Quando sono arrivato Arpab svolgeva le sue attività tramite agenzia interinale: ho fatto svolgere i concorsi nella massima trasparenza.
Tutto ciò non è bastato.
Sono stato definito inadeguato.
Adeguati erano evidentemente quelli che non facevano le ispezioni né i controlli, che avevano lavorato con laboratori non conformi alla legge e senza un Centro di Monitoraggio Ambientale.
Sono stato definito “troppo di destra”, come se fosse una colpa.
Rivendico con orgoglio la mia formazione politica e la mia storia ed è proprio quella che mi ha consentito di ottenere i risultati che Arpab ha ottenuto.
Me ne vado, conscio di aver speso ogni energia possibile per l’Agenzia.
In questi giorni mi sono chiesto in cosa avessi sbagliato e se correggerei qualcosa.
La risposta è no.
Rifarei tutto nello stesso modo consapevole che la denuncia è stato solo un pretesto.
Me ne vado dopo una denuncia per la quale ancora non ho ricevuto né sanzione né comunicazione giudiziaria.
Cercavano un pretesto; è stata una caccia all’uomo: hanno avuto la preda.
Sono certo che la stessa linea di condotta che ha portato ad avviare un procedimento disciplinare nei miei confronti, dopo una denuncia potenzialmente foriera di un processo per un reato contravvenzionale, verrà usata anche nei confronti di tutti i dirigenti e direttori generali colpiti da avvisi di garanzia o notifiche di conclusione indagini per reati gravi contro la pubblica amministrazione.
In una terra dove resta al suo posto chi è colpito da misura cautelare per reati gravi, io me ne vado per una denuncia per un reato contravvenzionale tutto ancora da dimostrare.
Me ne vado tranquillo nella mia coscienza, sereno e consapevole di aver fatto il mio dovere dal primo all’ultimo giorno.
Voglio ringraziare quanti mi sono stati vicini in questi mesi e quanti mi hanno aiutato; chi si è posto come mio angelo custode la cui lealtà non ha vacillato, neanche in questo mese.
Ringrazio chi mi ha dato questa opportunità.
Agli altri, a quelli che hanno carpito la mia buona fede e hanno aspettato il momento buono per colpire, rivolgo l’augurio di vivere per sempre, senza mai conoscere il sudore della battaglia, il sapore acre della sconfitta e la sete della rivalsa.
Torno semplice cittadino e militante del mio partito.
‘Navigare necesse est, vivere non necesse‘”.