Secondo il Consiglio Nazionale Ricerche, una percentuale fra il 6% ed il 15% della popolazione italiana vive ormai in territori esposti ad una siccità severa od estrema: questo è solo uno dei dati eclatanti, che disegnano un Paese in grave difficoltà idrica, riportati dal report dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche, che settimanalmente registra il peggiorare di una situazione, che appare irrimediabilmente compromessa anche a fronte di prossime e comunque auspicate precipitazioni; non solo: l’assenza di pioggia a febbraio torna a fare intravvedere lo spettro della siccità anche lungo le zone tirreniche dell’Italia centrale.
Segnali di sofferenza idrica si palesano sia al centro Nord che in Centro Italia, dove costante è la decrescita di livello del fiume Tevere, dall’Umbria fino alla foce.
La portata dell’Aniene è meno della metà della media storica; in calo anche i fiumi Sacco e Liri.
Il lago di Bracciano rimane ad un livello più basso di 14 centimetri rispetto al 2022 e di circa 30 centimetri rispetto al 2021; al livello del piccolo lago di Nemi mancano 84 centimetri.
Praticamente stabile è il livello del Trasimeno, che però non riesce neppure ad avvicinarsi ai livelli del 2022 (altezza idrometrica: attuale -m.1,16; Febbraio 2022, -m.0,96).
Per quanto concerne la Basilicata i volumi negli invasi artificiali subiscono una piccola contrazione (-1.300.000 metri cubi), rimanendo comunque al di sopra degli ottimi valori dell’anno scorso (circa + 30 milioni di metri cubi), mentre crescono ulteriormente le riserve d’acqua invasata nei serbatoi della Capitanata (+81 milioni di metri cubi sul 2022), a testimonianza di una stagione felice vissuta soprattutto dai territori più settentrionali della regione.