Il governo lavora alla riforma del canone Rai.
Come riporta skytg24 c’è una “pluralità di ipotesi” allo studio, ha spiegato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in un’audizione che si è tenuta oggi, 27 luglio, in commissione di Vigilanza.
Sottolineando di aver convocato “uno specifico tavolo presso il Mef”, Giorgetti ha anticipato che “in un’ottica di breve periodo l’ipotesi potrebbe essere scorporare dal pagamento del canone una quota relativa agli investimenti sostenuti dalla Rai, a sostegno per esempio della capacità trasmissiva”.
Si tratterebbe più o meno di 300 milioni di euro all’anno, “che verrebbero posti a carico della fiscalità generale, riducendo il canone di abbonamento“, ha aggiunto il ministro.
Diversa la situazione se si guarda invece al “medio periodo”: bisogna aprire “una riflessione sul pagamento del canone, attualmente legato al presunto possesso di un apparecchio televisivo”.
Contando che “le nuove modalità di sviluppo e di fruizione, come dimostra RaiPlay, consentono di fruire dei contenuti Rai usando vari device”, secondo Giorgetti “qualora il presupposto diventasse il possesso di un’utenza telefonica mobile, si avrebbe un aumento della platea e quindi una riduzione del costo pro capite del canone”.
A oggi, i cittadini italiani che pagano il canone sono 21 milioni.
Le utenze telefoniche raggiungono “i 107 milioni”, ha continuato il ministro.
Che si dice però consapevole delle difficoltà che il meccanismo ipotizzato potrebbe portare con sé, come “problemi di applicazione, relativi al calcolo di utenze per nucleo familiare: andrebbe individuato un tetto massimo per evitare il pagamento di una somma più elevata”.
Guardando più in là nel tempo e “prendendo come orizzonte il rinnovo della concessione” – il 2027 – secondo Giorgetti si potrebbero individuare altri meccanismi ancora.
Un punto da tenere ben fermo è che “ogni ipotesi di revisione deve prendere le mosse da una chiara definizione degli oneri del servizio pubblico, dalla garanzia della sostenibilità degli investimenti, da un’attenta revisione delle dinamiche di spesa dell’azienda”.
Ma quanto vale il canone Rai?
In base al consuntivo 2022 e nell’assestamento 2023, ha detto sempre Giorgetti, le risorse “ammontano complessivamente a circa 1,85 miliardi” di euro.
Da ricordare che si tratta di cifre “destinate pressoché integralmente alla Rai”, se si esclude “una quota di 110 milioni annui assegnata al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione”.
Il tema della riforma del canone Rai incrocia anche quello più ampio del Pnrr.
Il governo ha infatti portato avanti “diverse interlocuzioni con la Commissione europea al fine di verificare se l’eliminazione del pagamento del canone Rai rientrasse nella realizzazione dell’obiettivo del Pnrr”, in particolar modo della terza rata, “che prevede proprio la progressiva rimozione dell’obbligo per i fornitori di riscuotere oneri non collegati al settore dell’energia”. Il canone si paga infatti in bolletta.
Da queste interlocuzioni è emerso che “tali oneri potessero permanere in bolletta e nella Legge di bilancio 2023”.
E, “seppure si tratti di una presunzione di carattere tecnico, è stato previsto un meccanismo di progressiva eliminazione degli altri oneri impropri, come quelli relativi alla denuclearizzazione non più presenti in bolletta da quest’anno”.
Giorgetti ha però precisato che, “nonostante gli esiti di tali interlocuzioni e gli effetti in termini di riduzione del tax gap che l’introduzione del canone in bolletta ha determinato”, resta in ogni caso “necessario interrogarsi su nuovi possibili modelli di finanziamento del servizio pubblico”, anche sulla base di quanto succede in altri Paesi.
Durante l’audizione, il ministro dell’Economia ha poi voluto sottolineare alcuni principi generali che riguardano “il finanziamento delle attività di servizio pubblico con risorse della collettività”, che richiede “un rigido controllo del loro utilizzo” e che “deve essere opportunamente improntato ai canoni di parsimonia e diligenza del buon padre di famiglia”.
Sarà dunque fondamentale “tenere in stretta correlazione gli interventi di efficientamento della società e la perimetrazione delle attività di servizio pubblico con le relative modalità di finanziamento, con particolare riguardo a quelle derivanti dal canone”, ha detto Giorgetti.
C’è poi da considerare anche il rispetto della normativa Ue. “Ogni meccanismo di finanziamento a carico della fiscalità generale deve essere attentamente valutato alla luce del diritto euro-unitario e, in particolare, delle norme sugli aiuti di Stato”, ha ricordato Giorgetti, ponendo l’accento sul fatto che “il finanziamento pubblico deve, infatti, essere strettamente connesso allo svolgimento di un servizio per l’appunto pubblico”.