Riceviamo e pubblichiamo la riflessione del Vescovo Fanelli, in merito alla morte del giovane detenuto nella Casa Circondariale:
“Con profonda tristezza e dolore, la Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa ha appreso della morte per suicidio di un giovane detenuto tunisino di 25 anni da pochi giorni assegnato presso la Casa Circondariale di Melfi.
Una tragedia che colpisce l’intera comunità e che interpella le nostre coscienze sulla condizione anche psicologica dei detenuti.
La perdita di una vita umana è sempre un dramma che come cristiani e cittadini non può lasciarci indifferenti.
Pur non essendoci nel penitenziario dí Melfi sovraffollamento di detenuti, la morte di questo giovane tunisino apre la riflessione sul sistema carcerario.
Ancora una volta, in molti istituti penitenziari, oggi si evidenziano la fragilità e la sofferenza di chi si trova a vivere in situazioni di estrema solitudine, che possono spingere alla disperazione e a gesti irreparabili.
Ogni suicidio rappresenta una sconfitta per la società, chiamata a garantire la cura e la solidarietà, condizioni indispensabili per offrire ad ogni detenuto nel rispetto della giustizia, la dignità e la speranza di riscatto.
Questo drammatico episodio riporta al centro del dibattito la grave condizione delle carceri italiane, segnate dal sovraffollamento e dalla carenza di risorse umane e strutturali adeguate.
È necessario un impegno concreto da parte di tutti, affinché le carceri non siano solo luoghi di giusta espiazione, ma ambienti in cui sia possibile avviare un cammino di cambiamento e riscatto.
Esprimo, pertanto, la mia vicinanza alla famiglia del giovane scomparso, ai detenuti, ai dirigenti e al personale della Casa Circondariale di Melfi e a tutti coloro che ogni giorno combattono per rendere il sistema penitenziario più umano e giusto.
Come comunità cristiana, siamo chiamati a non voltare lo sguardo dinanzi a queste tragedie, ma a farci promotori di un vero cambiamento”.