Stretta del Governo sulle locazioni brevi.
Come si apprende da today, “chi vorrà passare un weekend alloggiando nel centro storico di una città italiana non potrà più affidarsi agli affitti brevi su piattaforme come Airbnb: per i turisti che vorranno passare il sabato e domenica nelle città d’arte non resterà che optare per hotel o altre strutture ricettive.
In particolare nella bozza del nuovo decreto si esplicita come ‘gli affitti brevi per finalità turistiche di immobili a uso abitativo situati nei centri storici dei Comuni capoluogo delle Città metropolitane, non potranno avere una durata inferiore a due notti consecutive’.
Quindi chi vuole visitare Roma, Firenze, Napoli, o Venezia ma anche Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Genova, Messina, Palermo, Reggio Calabria e Torino dovrà soggiornarvi sia la notte di venerdì e sabato – o sabato e domenica – per poter optare per la soluzione degli affitti brevi.
Il rischio è di incappare in multe fino a 5 mila euro.
Si tratta di una norma ricalcata sull’uso – ormai comune – di scegliere soluzioni alternative alle strutture ricettive classiche per le gite nelle città d’arte.
Una consuetudine che ha di fatto ‘spopolato’ i centri storici delle città con i residenti che hanno trasformato le proprie abitazioni in strutture ricettive informali.
La norma che il governo è pronto a emanare prevede inoltre che solo le seconde case potranno essere affittate per finalità turistiche: il divieto di affitti brevi è infatti previsto per gli appartamenti ‘di residenza della parte conduttriceì.
Le nuove norme per affittare casa
Stretta anche sul numero di appartamenti che potranno essere associati al regime fiscale per gli affitti in locazione breve (da 1 a 30 notti) che sul territorio nazionale possono essere tassati con cedolare secca: da quattro scendono a due, superato tale tetto si presume che l’attività venga svolta in forma imprenditoriale.
Al fine di assicurare la tutela della concorrenza, della sicurezza del territorio e per contrastare forme irregolari di ospitalità, il Ministero del turismo assegnerà un codice identificativo univoco nazionale (Cin) ad ogni unità immobiliare ad uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche.
In attesa di tale registrazione il proprietario dell’immobile rischia una multa fino a 8.000 euro.
Saranno direttamente le regioni a poter concedere i Cin, mentre i comuni dovranno controllare che gli host segnalino sui canali di promozione, sulle piattaforme social e sulla porta dell’immobile stesso il codice identificativo.
Le case da destinare a locazione per finalità turistica poi, come aveva richiesto Federalberghi, saranno sottoposte alla stessa disciplina prevista per gli alberghi: tra le nuove norme anche l’obbligo di dotare l’abitazione con tutti gli impianti anti incendio e con dispositivi per la rilevazione del monossido di carbonio.
L’obbligo di riscuotere l’imposta di soggiorno finisce invece ai portali telematici”.