Il 2022 si è chiuso con un aumento record della spesa alimentare domestica: il carrello, secondo i dati dell’Osservatorio sui consumi alimentari Ismea-NielsenIQ, lo scorso anno è costato il 6,4% in più rispetto all’anno precedente, con dinamiche che si acuiscono nei mesi da agosto a dicembre (sempre sopra il 10%).
Tale valore percentuale, inferiore all’inflazione, è frutto della diversa composizione merceologica del carrello della spesa e della riduzione delle quantità acquistate in conseguenza proprio delle strategie messe in atto dai consumatori per ridurre l’impatto dell’inflazione.
Sulla base dei dati, sono stati i consumatori e i nuclei familiari più giovani a fare i sacrifici maggiori.
In particolare, le famiglie con figli piccoli più di altre hanno subito l’inflazione e contratto la spesa per i consumi in casa.
Le “famiglie con figli grandi” sono meno sensibili alla crisi, mantengono il carrello quasi inalterato a fronte dell’incremento della spesa.
I giovani single, infatti, hanno “alleggerito” il carrello del 6,4% rispetto al 2021 e anche per le cosiddette new families (quelle con bambini in età pre-scolare) gli acquisti si sono ridotti del 3,6% rispetto al 2021, segnando un -6,3% rispetto a Pre-covid.
Per Cia-Agricoltori, nella catena del valore alimentare a perdere sono sempre gli agricoltori.
Sottolinea una nota:
“Se il valore aggiunto agricolo è il saldo tra la produzione e i consumi intermedi sarà sempre più difficile per i produttori continuare a coltivare la propria terra.
L’ortofrutta italiana sconta ancora un forte gap infrastrutturale, con criticità nella logistica e nelle fasi di stoccaggio e distribuzione.
Cia ricorda che solo per remunerare i costi di trasporto e distribuzione viene destinato il 41% del prezzo pagato dal consumatore finale.
Per riequilibrare la catena del valore e potenziare il mercato interno, occorrono dunque una maggiore aggregazione fra produttori e un ‘patto di sistema’ più equo, moderno ed efficiente con tutti i soggetti del sistema ortofrutticolo, utile anche per rispondere alle sfide economiche e ambientali legate al Green Deal europeo, che richiedono sempre maggiori standard di sostenibilità.
Di qui la proposta centrale della recente Conferenza Economica Cia di una legge sul giusto prezzo agricolo lungo la filiera contenuta in un vero e proprio Manifesto, da far sottoscrivere alle istituzioni, con l’obiettivo unico di rilanciare la centralità economica, ambientale e sociale delle tante agricolture diffuse sui territori”.
Il presidente Cia/Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, dichiara:
“Dopo anni di disinteresse, la politica si è finalmente accorta del ruolo strategico dell’agricoltura.
Ci è voluta una pandemia globale, una guerra e una crisi energetica per mettere tutti d’accordo sull’importanza del settore, che però ora merita interventi strutturali, risorse adeguate e tempi certi per fare davvero la differenza.
Riportare le ‘Agricolture al centro’ vuol dire unire le forze e fare presto e bene”.
A partire dagli 8 miliardi del Pnrr riservati al comparto, tra la gestione del Ministero dell’Agricoltura e quella del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, investendo su:
- innovazione e ricerca per ottimizzare le produzioni;
- logistica e trasporti per connettere aree e mercati;
- agroenergie per ridurre la dipendenza dall’estero e incentivare la transizione green;
- cultura del Made in Italy per difendere la qualità e la tipicità dell’agroalimentare tricolore contro falsi, etichette fuorvianti e cibo sintetico.