Riprende la corsa del Covid.
Nel periodo 23 febbraio 2022 – 8 marzo 2022, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,94 (range 0,83 – 1,24), in aumento rispetto alla settimana precedente (era a 0,83) e al di sotto della soglia epidemica.
E’ quanto emerge dai dati del monitoraggio settimanale della Cabina di regia di Ministero della Salute e Istituto superiore di Sanità.
Lo stesso andamento si registra per l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero: Rt=0,90 (0,88-0,93) al 8/03/2022 vs Rt=0,82 (0,79-0,85) al 1/03/2022.
L’Rt tendenziale (basato su dati parzialmente completi) all’8 marzo è sopra la soglia epidemica.
E aumenta anche l’incidenza settimanale a livello nazionale: 725 ogni 100.000 abitanti (11/03/2022 -17/03/2022) vs 510 ogni 100.000 abitanti (04/03/2022 -10/03/2022).
Terapie intensive meno piene mentre resta stabile l’occupazione dei reparti ordinari da parte di pazienti Covid.
Il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 4,8% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 17 marzo) contro il 5,5% della scorsa settimana (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 10 marzo).
Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale è invece stabile al 12,9% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 17 marzo) rispetto al 12,9% della settimana precedente (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 10 marzo).
Quattro Regioni/province autonome sono classificate a rischio alto a causa di molteplici allerte di resilienza.
Sono quindici, invece, le Regioni a rischio moderato, di cui due ad alta probabilità di progressione a rischio alto.
In Basilicata, come anticipato dalla Fondazione Gimbe nel suo rapporto, situazione ancora sotto controllo con ancora sotto soglia di saturazione i posti letto in terapia intensiva.
E’ in diminuzione, invece, la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in diminuzione (14% contro il 17% della scorsa settimana).
È stabile la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (37% rispetto a 37%), mentre aumenta quella dei casi diagnosticati attraverso attività di screening (49% contro il 46%).