Coronavirus: “l’Ospedale di Venosa non è pronto per fronteggiare una simile emergenza ed un simile lavoro”

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato di Francesco Mollica già presidente del consiglio regionale e capogruppo Venosaduemilaventiquattro:

“La recrudescenza dei contagi da covid-19 con quella che, abbondantemente prevista, è stata definita come “seconda ondata” porta anche la nostra regione ad attrezzarsi in emergenza.

Ma proprio in quanto prevista e prevedibile questa attuale fase ci si chiede perché chi guida la Sanità in Regione (rincorrendo le chimere del tutto a posto) non ha utilizzato la “tregua” dei mesi estivi per programmare ieri al fine di non dover ricorrere a decisioni improvvisate ed estemporanee oggi?

Anche il Sindaco di Venosa, che in prima battuta aveva fatto finta di interessarsi alla questione Ospedale di Venosa (non sappiamo ancora se per ottenere qualcosa per la comunità o per qualche suo consigliere) non si è resa conto che le rassicurazioni dell’Assessore Leone circa il ritorno alla normalità del nosocomio venosino erano fatue e non veritiere.

Il passare delle settimane e dei mesi per riportare tutto al suo posto, in barba  alla tempistica data in una video conferenza con l’assessore regionale, doveva essere motivo di un ulteriore confronto che però è stato, forse artatamente, non voluto.

E siamo punto e a capo!

Già una ventina di giorni fa il presidente Bardi, nel vano tentativo di tranquillizzare la comunità regionale, ha citato l’ospedale di Venosa come “Covid Hospital” anche perché l’ospedale del Qatar è stato solo fumo negli occhi…ritardi macroscopici e tende vuote, forse neanche utili alla funzione per cui sono state montate.

L’ospedale di Venosa è stato indicato come “Covid Hospital” con una delibera di giunta su sollecitazione della Unità di Crisi della regione; qui sono stati portati un centinaio di letti (solo quelli!) e nel mentre si trasferivano tutti gli altri servizi in una struttura non idonea, con un dispendio economico che è stato oggetto di denuncia da parte di un Senatore della Repubblica e di “attenzione” anche da parte della Corte dei Conti.

Ora si sente nuovamente, in piena emergenza, parlare di Venosa quale contenitore dei malati Covid meno gravi, malati che però potrebbero aggravarsi e quindi avere necessità di apparecchiature e personale (respiratori, apparecchiature per i semi intensivi, personale formato e qualificato per curare i ricoverati) che nell’ospedale non ci sono.

Per fare questo bisogna, di nuovo, svuotare l’ospedale di ciò che era stato spostato e poi riportato per restituire i servizi (quasi 100.000 pare siano le prestazioni dalla riapertura) già con grande dispendio.

Ed oggi? Nuove spese per portarli o riportarli dove?

Nei plessi dove non c’è l’idoneità?

Siamo alle solite, chi si inventa esperto tira fuori dal cilindro soluzioni e rimedi che appaiono come pezze peggiori del buco.

E attenzione perché dire questo non significa che ci si vuole sottrarre a fare la propria parte in periodi di emergenza ma vorremo poterla fare con cognizione di causa, usando il cervello.

Ed usando il cervello ci viene da pensare che a Venosa si potrebbero piuttosto trasferire altri reparti da Potenza e da Matera (dove già ci sono le necessarie Terapie Intensive), per alleggerire questi che sono nosocomi già operativi ed operanti anche in termini di personale formato.

Il nosocomio di Venosa, al contrario, non è pronto per fronteggiare una simile emergenza ed un simile lavoro perché possiede “maestranze” altamente qualificate e competenti ma non certamente in ambito Covid, oltre a non avere in loco le strutture e le apparecchiature che potrebbero servire qualora un malato Covid dovesse aggravarsi.

Per vincere le battaglie e le guerre ci vogliono le armi adatte e l’esercito addestrato, Venosa queste cose non le ha”.