Il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, è intervenuto sulla questione che, in data odierna, ha visto l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal GIP Di Potenza nei confronti del dirigente dell’ENI spa, all’epoca dei fatti responsabile del C.O.V.A. di Viggiano (PZ).
Il procedimento penale, nel cui ambito è stata emessa la misura cautelare, riguarda, in qualità di indagati, non solo alcuni dirigenti della suddetta compagnia petrolifera, ma anche pubblici ufficiali facenti parte del CTR (Comitato Tecnico Regionale) della Basilicata il cui compito era quello di controllare, sotto il profilo della sicurezza e dei rischi ambientali, l’attività estrattiva dell’ENI.
In particolare sono indagate tredici persone fisiche ed una persona giuridica (l’ENI) per i reati di disastro, disastro ambientale, abuso d’ufficio, falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale ed altro.
Le indagini sono cominciate nel gennaio 2017, in coincidenza con il rilevamento di un copioso recapito di idrocarburi nel depuratore dell’area industriale di Viggiano, ubicato nei pressi del Centro Oli di Viggiano.
Il Ministro Costa ha dichiarato:
“Chi inquina paga: ecco cosa vuol dire.
Nel febbraio del 2017 nella Val d’Agri in Basilicata sono stati contaminati 26 mila metri quadri di suolo e sottosuolo con uno sversamento di petrolio. Oggi grazie a un’operazione dei Carabinieri del Noe, funzionalmente dipendenti dal Ministero dell’Ambiente, è stato arrestato un dirigente dell’Eni e 13 persone sono indagate.
Disastro ambientale: questa è l’ipotesi di reato. Un danno ambientale enorme. Sono state inquinate le falde acquifere e la rete fognaria: i lucani e anche i pugliesi sono stati privati della risorsa più importante. Quell’acqua è diventata un rifiuto inquinato da dragare via.
Oggi dalla Basilicata arriva una bella notizia: chi inquina non resta impunito, lo Stato c’è.”