DONATO, “MOSTRO” LUCANO, TRA I KILLER PIÙ PERICOLOSI D’ITALIA, DOPO 20 ANNI ESCE DAL CARCERE PER…

Per la prima volta dopo vent’anni, nelle scorse settimane, il più terribile serial killer della storia italiana Donato Bilancia, è uscito dal carcere.

E’ stato un permesso di poche ore e super blindato per Donato autore, tra Piemonte e Liguria, di 17 omicidi commessi tra il 1997 e il 1998 e puniti con 13 ergastoli.

Il killer è stato scortato e condotto al cimitero di Nizza Monferrato per fare una visita alla tomba dei suoi genitori: Rocco e Anna Mazzaturo.

Ma chi è Donato Bilancia?

Di seguito tutta la sua storia:

Nato a Potenza, si trasferì con la famiglia prima ad Asti, poi a Capaccio, in provincia di Salerno, e nel 1956 a Genova. Cresciuto con un rapporto difficile con madre, padre e fratello, inizia ben presto a rubare. A 15 anni i primi guai con la giustizia, continuati nel 1974 con un arresto in flagranza di reato (furto anche in questo caso) e nel 1976 per rapina (riuscirà poi ad evadere dal carcere).

Alla professione di ladro si unisce anche il vizio del gioco d’azzardo: come egli stesso dichiarerà in seguito ai Carabinieri, puntava spesso somme molto elevate, rimanendo tuttavia sempre fedele a dei principi etici, pagando sempre i suoi debiti e non venendo mai meno in tal senso alla sua parola. Nell’ambiente delle bische clandestine era noto con il nome di “Walter”.

Nel 1987 il suicidio del fratello Michele, che con in braccio il figlio piccolo di 4 anni Luca si getta sotto un treno presso la stazione di Genova Pegli, lo segnò definitivamente, amplificando dei disturbi mentali già da tempo presenti. Nel 1990 Donato Bilancia è vittima di un incidente stradale e, come 18 anni prima, nel 1972, rimane in coma per alcuni giorni.

I primi delitti:

  • Il 16 ottobre 1997 Bilancia uccise Giorgio Centanaro nella sua casa, soffocandolo con del nastro adesivo. Il delitto venne tuttavia archiviato come morte per cause naturali, in quanto non vi è alcuna traccia che si fosse trattato di un omicidio. Fu Bilancia stesso ad autoaccusarsi di tale omicidio, di sua spontanea volontà, raccontando come si svolsero i fatti e sottolineando di averlo fatto in quanto Centanaro l’aveva disonorato e truffato al tavolo da gioco;
  • il 24 ottobre, per motivi analoghi (riteneva la seconda vittima complice della prima), assassinò nella loro casa Maurizio Parenti e la moglie Carla Scotto, sottraendo 13 milioni e mezzo di lire in contanti e alcuni oggetti di valore, di cui poi si liberò;
  • il 27 ottobre uccise Bruno Solari e Maria Luigia Pitto, introducendosi nella loro casa a scopo di rapina, e il 13 novembre seguente, nella cittadina di confine di Ventimiglia, freddò Luciano Marro, un cambiavalute, a cui sottrasse 45 milioni di lire;
  • il 25 gennaio 1998 colpì un metronotte, al solo scopo di rivalsa contro le forze dell’ordine: si trattò dell’omicidio di Giangiorgio Canu a Genova;
  • il 20 marzo successivo rapinò e uccise un altro cambiavalute, nuovamente a Ventimiglia: si tratta di Enzo Gorni. Il cognato della vittima lo vide allontanarsi con una Mercedes nera.

Il serial killer delle prostitute:

  • Il 9 marzo a Varazze sparò a Stela Truya, prostituta albanese con cui s’era appartato;
  • il 18 marzo a Pietra Ligure freddò con un colpo in testa la prostituta ucraina Ljudmyla Zubskova;
  • il 24 marzo a Novi Ligure, in Piemonte, più precisamente nella frazione Barbellotta, si appartò in una villa con la sua Mercedes con la transessuale Lorena, che intuì le sue intenzioni assassine e fuggì. In quel momento sopraggiunsero due metronotte, ai quali Bilancia sparò ferendoli mortalmente, andando poi alla ricerca di Lorena, provocandole una grave ferita all’addome, ma senza ucciderla come credeva. Quindi, con un colpo di grazia alla testa, finì i due metronotte, Massimiliano Gualillo e Candido Randò;
  • il 29 marzo a Cogoleto assassinò un’altra prostituta, la nigeriana Tessy Adobo. Questo omicidio rappresentò la svolta delle indagini, in quanto lo si ricollegò a quello di Stela Truya e, in seguito, agli altri omicidi delle prostitute, essendosi riconosciuta l’unicità dell’arma utilizzata, mediante gli studi balistici del Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) di Parma.

Gli omicidi sui treni e il mostro della Liguria:

Quando le indagini iniziano ad essere ad un punto di svolta e si sono raccolti alcuni elementi, grazie anche alla preziosa testimonianza della transessuale Lorena, che ha potuto osservare molti dettagli della Mercedes nera usata da Bilancia e fornire un preciso identikit del “mostro”, Bilancia cambia improvvisamente il modo di agire e la tipologia delle vittime dei suoi omicidi:

  • il 12 aprile, infatti, sull’Intercity La Spezia-Venezia fece valere le sue doti di scassinatore, aprì il bagno del vagone e sparò ad Elisabetta Zoppetti, uccidendola;
  • il 14 aprile tornò ad uccidere una prostituta, Kristina Valla;
  • l 18 aprile tornò a colpire su un treno, sulla tratta Genova-Ventimiglia, assassinando Maria Angela Rubino e masturbandosi sul suo cadavere.

Il caso del mostro della Liguria sale al clamore delle cronache, dal momento che, da un ambiente limitato e relativamente isolato come quello della prostituzione, era passato a colpire con assoluta casualità sui treni.

La mobilitazione delle forze dell’ordine fu totale in quel momento, con il pedinamento di vari personaggi (poi rivelatisi non coinvolti negli omicidi) e cercando due tipi di automobili che erano coinvolte nel caso (Mercedes-Benz 190 nera e Opel Kadett bianca).

Il 21 aprile ad Arma di Taggia si compì l’ultimo dei delitti di Bilancia, che rapinò ed uccise il benzinaio Giuseppe Mileto.

La conclusione

La svolta del caso avvenne quando giunse ai Carabinieri la notizia, apparentemente insignificante, che da un abitante del posto non veniva resa una Mercedes nera data in prova. I Carabinieri andarono a verificare di chi si trattasse, scoprendo una corrispondenza quasi perfetta tra Bilancia e l’identikit creato in base alla descrizione data da Lorena.

A quel punto vennero confrontate le tracce degli pneumatici sulle scene di alcuni degli omicidi con quelle della Mercedes, che si rivelarono perfettamente compatibili.

La prova definitiva consistette nel prelievo del DNA del Bilancia da alcuni mozziconi di sigaretta e da una tazzina di caffè, confrontato con quello dell’omicida, rinvenuto sul corpo di Maria Angela Rubino.

Donato Bilancia venne arrestato il 6 maggio 1998, appena uscito da casa sua in via Leonardo Montaldo a Marassi, dai Carabinieri senza che opponesse resistenza; dopo pochi giorni, rese confessione spontanea di tutti gli omicidi, attribuendosi anche il primo, quello di Giorgio Centenaro, appunto archiviato come morte naturale.

Evaso dal carcere di Genova, pare abbia acquistato un biglietto per Padova giovedì 3 giugno.

Bilancia venne condannato a 13 ergastoli per i 17 omicidi e a 16 anni di reclusione per il tentato omicidio di Lorena Castro, con sentenza del 12 aprile 2000 del tribunale di Genova, confermata poi in Corte d’appello e in Corte di Cassazione.

Scontò inizialmente la sua pena al carcere di Marassi, poi al carcere di Chiavari; tuttora sta scontando la pena nel carcere Due Palazzi di Padova.

(foto La Stampa)