“Il 25 Novembre, è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita nel 1999 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, per combattere l’atroce fenomeno sociale del femminicidio.
Le cronache ci parlano ancora in attualità e non si è fatto in tempo a piangere ed ad urlare di dolore per la morte di Giulia Cecchettin che i mostri hanno mietuto altre due vittime in men che non si dica che i femminicidi sono saliti così a ben 105 nel corso del 2023 contro 0 maschicidi.
Và assolutamente e con urgenza fatta l’analisi seria di questo fenomeno, al contrasto e prevenzione”.
E’ quanto afferma il Segretario Regionale dell’Ugl Basilicata Florence Costanzo per la quale, “dopo il femminicidio di Giulia sono più che raddoppiate le richieste al 1522, il servizio pubblico di telefono gratuito promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri attivo 24 h su 24 che accoglie le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking.
Dalle consuete 200 chiamate quotidiane, si è passati a 450-500.
Oltre alle adolescenti, sono aumentate le richieste da parte dei genitori, in particolare dalle mamme, preoccupati per le figlie dopo il caso di Giulia Cecchettin.
105, tante sono le vittime di genere femminile maturate in un contesto familiare, affettivo, episodi in cui l’assassino è il partner o l’ex partner.
Ma non c’è solo questo: in Italia crescono le violenze, i maltrattamenti e gli atti persecutori contro le donne.
Senza dimenticare i matrimoni combinati, vigore Agosto del 2019, che parla in realtà di costrizione o induzione al matrimonio, più delle volte che si trasforma reato che può sfociare in un femminicidio: come dimostra il caso di Hina Saleem, uccisa dai parenti perché si era fidanzata con un ragazzo italiano, rifiutando l’idea della famiglia di un matrimonio combinato con un connazionale pakistano.
O quello di Sana Cheema, per il cui femminicidio, dettato dal rifiuto alle nozze imposte dalla famiglia.
Stiamo diventando il Bel Paese Italia che odia le donne.
E in Basilicata i dati fanno registrare in 30 anni, almeno 15 donne uccise.
È necessario promuovere una maggiore sensibilizzazione culturale all’interno delle famiglie, iniziando dalle scuole per educare i più giovani ai valori della non violenza e del rispetto delle donne.
Come Ugl Basilicata, siamo favorevoli all’applicazione della L.n.119 del 15/10/13 e del decreto-legge 14 Agosto 2013, N. 93: perché, il 25 Novembre non deve essere solo quel giorno per parlare di violenza bensì, sempre per il quadro che rimane preoccupante e impone da parte di tutti, sindacato, Istituzioni, politica, scuola, famiglia, la massima attenzione.
Il femminicidio è il gesto finale della violenza sulle donne.
È la forma estrema della violenza più brutale, e più evidente, quella fisica, che ha molti possibili modi di esercitarsi: dalle minacce alla persecuzione, dai maltrattamenti agli stupri.
L’Ugl Basilicata sarà sempre in prima linea contro la violenza sulle donne e i femminicidi, forti sostenitori che la donna non più sola, non va ignorata: tenere alta l’attenzione, nell’arco della vita una donna su tre ha subito abusi e violenza, fisica o psicologica.
Donne, ragazze e bambine continuano ad essere vittime di discriminazioni, violenze, abusi e sfruttamento.
Allora pene certe, se avvengono segnalazioni o denunce, non legare le mani alle Forze dell’Ordine ma prendere immediati provvedimenti.
Se lo Stato non interviene su solo sintomi di minacce perché ‘tanto sono e trattasi solo di minacce’, scoraggia la donna e rafforza solo chi minaccia.
Per l’Ugl basterebbe facilitare l’adozione di protocolli e migliorare pratiche nei Tribunali per un’applicazione sempre più efficace della normativa sul ‘codice rosso, garantire la certezza della pena, potenziare le misure di protezione delle vittime e rafforzare il ricorso allo strumento dei braccialetti elettronici, che spesso non vengono applicati perché semplicemente non ce ne sono.
Investire sulla formazione degli operatori, propagandare apposite campagne di sensibilizzazione e informazione per far conoscere alle donne gli strumenti di assistenza ai quali possono rivolgersi: dai Centri Antiviolenza e dalle Case Rifugio al numero verde 1522.
ALLE DONNE VA RUBATO IL CUORE NON LA VITA!”.