Dopo il recente terremoto che ha colpito il Centro Italia i tecnici hanno sottolineato, ancora una volta, l’importanza che ogni edificio sia accompagnato dal ‘Fascicolo del fabbricato’.
Il vice presidente del Consiglio regionale Paolo Castelluccio (Pdl-Fi), ha sottolineato:
“In Basilicata nonostante la LR n. 25/2009 (Piano casa) aveva previsto, per gli interventi da essa disciplinati, l’obbligo di istituire un fascicolo del fabbricato, la questione è ancora rinviata a un regolamento attuativo per la definizione dei contenuti dell’importante strumento che quindi da noi non è obbligatorio.
In Basilicata, sulla base del 14esimo censimento Istat, circa 20 mila alloggi sono stati costruiti dopo il 1942 e almeno 120mila prima del 1960 con ben 70 mila in uno ‘scarso stato di conservazione’ che rappresentano un terzo dell’intero patrimonio immobiliare privato, una percentuale tra le più alte in Italia.
Si tratta pertanto, come sta avvenendo già in alcune Regioni, di accelerare l’iter tecnico-normativo tenuto conto che il fascicolo del fabbricato è uno strumento per il monitoraggio dello stato di conservazione del patrimonio edilizio finalizzato ad individuare le situazioni di rischio degli edifici e a programmare nel tempo interventi di ristrutturazione e manutenzione per migliorare la qualità dei fabbricati”.
Nel ricordare che “al 2013 risultano pervenuti agli uffici della Regione da parte dei 117 Comuni lucani considerati ‘a maggiore pericolosità sismica’, 3400 domande per interventi strutturali sugli edifici”, Castelluccio sottolinea la necessità di “individuare i canali finanziari nazionali indispensabili.
Il vice presidente del Consiglio regionale ha poi continuato:
“Siamo fermi ad un importo a disposizione della Regione, per l’anno 2001, pari a 1.732.286,48.
Si tratta di fondi derivanti dall’ordinanza ministeriale numero 4007 del 2012 della Presidenza Consiglio dei Ministri – dipartimento Protezione Civile – per interventi strutturali di rafforzamento locale o miglioramento sismico, o, eventualmente, di demolizione e ricostruzione di edifici privati”.
È evidente che è una goccia nel deserto.
Tutto ciò mentre sia l’associazione dei costruttori edili che i sindacati di categoria dei lavoratori dell’edilizia rinnovano la richiesta di un piano straordinario per l’adeguamento del patrimonio pubblico e privato in grado di dare sicurezza ai cittadini, posti di lavoro in un comparto segnato da forte crisi occupazionale e rilancio dell’economia locale.
Un’idea in proposito, da approfondire, circolata negli ultimi anni potrebbe essere quella dell’istituzione di un Distretto con l’obiettivo di diffondere sul territorio un nuovo modo di costruire finalizzato a realizzare un prodotto edilizio più evoluto che oltre al pieno rispetto delle norme antisismiche minimizzi l’utilizzo delle risorse ambientali e favorisca il risparmio energetico.
Esso dovrebbe occuparsi di diffondere una nuova cultura costruttiva e favorire il mercato delle costruzioni ecosostenibili che, secondo le stime dell’ Enea, potrebbe toccare nel 2019, tra edilizia residenziale e non residenziale, gli 8 miliardi di euro con una domanda di materiali ecocompatibili pari a circa 2 miliardi di euro.