“Prima di abituarci all’idea che questa diffusa richiesta di droga sia normale, con la conseguente normalizzazione delle attività criminali che le girano attorno, si intervenga tutti in tempo per non bruciare un’altra generazione”: è l’appello lanciato, in una nota intitolata “Basilicata, allarme spaccio”, dal presidente del Cestrim, don Marcello Cozzi.
Citando le parole pronunciate dal Procuratore Generale, Armando D’Alterio, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, don Cozzi, così come riportato da Ansa, ha parlato di:
“un quadro allarmante, che sembra parlarci della Basilicata come di un’enorme e grande piazza di spaccio.
Purtroppo l’allarme è vero, e anzi, se visto con gli occhi della strada e cioè di tanti nostri giovani, sia ancora più preoccupante.
Quasi quotidianamente ascoltiamo il grido di aiuto di genitori impotenti e disperati dinanzi a quel mostro che divora la vita dei loro figli, ma anche di chi spesso con dovizia di particolari racconta di nomi, luoghi, dinamiche che ripropongono purtroppo volti già noti, clan operanti già da tempo e nuovi personaggi in cerca di visibilità sui palcoscenici criminali.
Se c’è un’offerta c’è una domanda.
Ecco perché non possiamo lasciare che questo triste fenomeno sia rilegato solo nello spazio degli allarmi giudiziari o dell’impegno delle forze dell’ordine.
La ‘questione droga’ prima ancora di essere un problema di carattere giudiziario e di pubblica sicurezza è una sfida culturale e sociale che ci interpella tutti: le istituzioni, le agenzie educative, la Chiesa, la scuola, il mondo del volontariato, perché in fondo la domanda di sostanze stupefacenti sempre più diffusa in Basilicata ci sembra tanto una forte richiesta di senso e di aiuto da parte dei nostri giovani, e neanche ci sembra così tanto una coincidenza che arrivi proprio all’indomani di quel grande tsunami che è stata la pandemia da Covid”.