Un episodio tragico, complesso e per molti versi non ancora sufficientemente esplorato.
Oggi, 10 Agosto, ricorre l’anniversario del “Massacro di Ruvo del Monte”, avvenuto nel 1861.
Ad accendere la miccia, Carmine Crocco, uno dei briganti più influenti del Sud Italia e capo indiscusso delle bande brigantesche del Vulture.
In quel giorno, il generale (così era chiamato) assaltò, a capo di 80 uomini, il comune di Ruvo del Monte, difeso dalla Guardia Nazionale.
La propaganda del tempo spingeva ad insorgere contro il potere statale, pertanto i cittadini ruvesi decisero di sostenere i briganti.
Entrati in città, questi ultimi uccisero 13 persone tra liberali e ricchi possidenti e distrussero le case dei signori, gli archivi comunali e i simboli dei Savoia.
Compiuto l’assedio, Crocco e i suoi uomini riuscirono a reclutare diversi abitanti del posto e a lasciare con loro il paese, inseguiti da un reparto di guardie nazionali e regi bersaglieri.
A guidare la fazione filoregia, il maggiore Davide Guardi, il quale ordinò il rastrellamento di Ruvo a causa della collaborazione offerta ai briganti.
Molte abitazioni vennero date alle fiamme, diverse persone furono fucilate.
Ancora oggi non è chiaro quante di loro morirono.
Anche i notabili del comune vennero arrestati perché accusati di attentare alla sicurezza interna dello Stato e di complicità al brigantaggio, in quanto non assecondarono la richiesta di pagare il contingente con il denaro comunale.
Non importava se ciò non dipendeva dalla loro volontà, bensì dal fatto che le casse fossero state completamente depredate dai briganti.
Prosciolti in istruttoria, i maggiorenti di Ruvo vennero rinviati a giudizio per aver fatto parte di una Commissione che, per ordini superiori, aveva tassato i propri cittadini sotto minaccia verbale di fucilazione.
Il tribunale circondariale di Melfi, esponendo una versione incompleta dei fatti e senza accertarsi su chi avesse dato tali disposizioni, condannò ad un anno di reclusione i notabili per tentata estorsione.
Quella descritta, resta una pagina buia della storia risorgimentale italiana, resa complicata dal fatto che non si riesce a fare chiarezza e a dare un fondamento storico su quanto accaduto.
Oggi ricordiamo questo tragico evento che, al di là delle responsabilità, fu una ferita profonda per Ruvo del Monte.