Secondo l’accusa avrebbero mentito sull’inquinamento emesso dall’inceneritore ex Fenice (ora Rendina Ambiente) di Melfi.
Su queste basi nel 2011 è partita un’inchiesta che poi si è estesa anche a presunti favoritismi nel mondo delle agenzie per ottenere un posto di lavoro nell’impianto.
Il pm di Potenza Antonio Natale ha chiesto la condanna da uno a sei anni di reclusione per gli imputati secondo questi capi d’accusa: disastro ambientale, omissioni d’atto d’ufficio e assunzioni.
A finire sotto la lente della giustizia alcuni dipendenti e dirigenti di Arpab, tra cui l’ex direttore Sigillito, dell’inceneritore e della Regione, per un totale di 11 persone coinvolte.
Il caso emerse nel 2011 quando il Comitato per il diritto alla salute di Lavello aveva lanciato l’allarme su un pericoloso inquinamento delle falde acquifere nell’area sottostante l’inceneritore.
Ma l’Arpab e l’impianto avrebbero tenuto nascosti, secondo l’accusa, i dati relativi al disastro ambientale.