Da alcuni giorni il prof. Antonio Romano di Ginestra, si trova in Brasile, dove insegna all’Università di San Paolo, Geografia Economica.
L’ultima lezione svolta nei giorni scorsi, ha trattato di: “Economia reale e economia pubblica in Italia, in che posizione si trovano”.
Ecco una sintesi della sua lezione:
“Esiste una distinzione in analisi economica che tutti confondono in Italia e nessuno chiarisce, e che, invece, bisognerebbe comprendere una volta per sempre nella politica economica Italiana.
Una cosa é il valore qualitativo dell’economia della spesa pubblica creata dallo stato e una altra cosa é il valore qualitativo dell’economia di valori produttivi creata dai privati, che noi chiamiamo economia reale o economia solida.
Da un lato, esiste lo stato che tassa tutto e tutti i cittadini (molte volte in forma irrazionale) e non restituisce quanto preleva da essi in termini di infrastrutture, qualità e quantità dei servizi. Dall’ altro lato esistono i privati che con le loro attività, con il loro lavoro, con la loro creatività e cultura, pagano le tasse e creano valori economici reali utili per se stessi, per la società e per lo stato stesso.
Un esempio lapalissiano di valori economici differenti è rappresentato da due indicatori, uno negativo (Stato) e l’altro positivo (privati):
- Negativo: l’aumento continuo del debito pubblico, nonostante la riduzione della spesa per investimenti in servizi utili offerti dallo stato ai cittadini e in infrastrutture necessarie per lo sviluppo economico e sociale.
- Positivo: l’aumento continuo del fatturato del commercio estero delle imprese italiane, nonostante su di esse, pesa la più alta pressione tributaria degli Stati dell’Unione Europea.
La conferma negativa del primo punto, la troviamo nel nuovo record storico di maggio scorso del debito pubblico italiano che cresce di oltre 8 miliardi rispetto al mese di Aprile 2017. Badiamo bene, oltre 8 miliardi senza nessun investimento pubblico aggiuntivo in servizi o infrastrutture, il cui aumento, quindi, è da attribuire solo alla spesa improduttiva della macchina amministrativa dello stato italiano. La Banca d’Italia, segnala questa deficit ulteriore che porta il debito dello stato e della pubblica amministrazione alla impressionante somma record di 2.278,9 miliardi di euro.
Mentre la conferma positiva del secondo punto, la troviamo nell’aumento del fatturato del commercio con l’estero delle imprese italiane che supera abbondantemente i 400 miliardi di euro e registra un surplus di 14,6 miliardi di euro da gennaio a maggio tra import ed export. La crescita delle esportazioni si é sviluppata verso i mercati extra Ue (+2,2%) e verso l’area Ue (+0,4%). Tutti i settori industriali sono in aumento, a parte il solito settore energetico che è l’unica nota pesantemente negativa delle nostre importazioni, che è gestito dallo stato italiano attraverso le partecipate.
In conclusione, da un lato, abbiamo uno stato italiano che spende tanto e male, non spende in infrastrutture, non risparmia, non controlla la sua spesa, è capace di comprare a 100 quello che costa 30 e dall’altro, abbiamo i privati con l’economia reale che pagano le imposte e nonostante le più alte tasse della UE sul lavoro e sulle persone, aumentano il proprio fatturato.
Molte volte, vista l’esperienza della Spagna nel 2015/2016 che pur senza governo per 18 mesi, è riuscita a migliorare tantissimo la propria economia privata e ridurre la spesa pubblica, ci viene il desiderio di ripensare al ruolo che dovrebbe avere un governo in generale e della pubblica amministrazione italiana in particolare.”
Ecco alcune foto della lezione.