Rosalba Guglielmi, coordinatrice regionale USB Basilicata L.P. e Domenico De Stradis, Esecutivo regionale USB Basilicata L.P., fanno luce su una situazione che starebbe stretta a tanti lavoratori: il lodo arbitrale, nato per essere un mezzo economico per risolvere sanzioni ritenute ingiuste, risulta, molte volte, esser più oneroso della sanzione stessa.
Questa è la nota con le approfondite spiegazioni:
“Com’è noto, un lavoratore sanzionato dal proprio datore di lavoro ha la possibilità di ricorrere al lodo arbitrale per risolvere in via stragiudiziale il contenzioso.
Facendone richiesta entro 20 giorni dalla data della sanzione, si ha la possibilità di giustificarsi ed eventualmente farsi annullare la multa qualora questa risulti illegittima.
Si ricorre a questo giudice terzo solitamente per sanzioni non tanto gravi da compromettere il mantenimento del posto di lavoro, si preferisce questo passaggio perché è più veloce del percorso giuridico, ma soprattutto perché dovrebbe avere un costo per i lavoratori meno oneroso e più consono alle somme di cui si va a discutere.
L’arbitrato, però, può avere un costo che supera di gran lunga la multa comminata dal datore di lavoro.
Avendo partecipato ad un lodo arbitrale, in qualità di rappresentante sindacale di un lavoratore, siamo testimoni di un caso in cui, dopo un ora di dibattito, la sanzione è stata ridotta da un giorno di sospensione a poche ore di multa, accettando quindi gran parte delle giustificazioni che avevamo presentato, ma, al momento di salutarci, ci è stato presentato un conto molto salato, all’incirca 130 euro.
A questo punto ci chiediamo per quale motivo una persona dovrebbe rivolgersi a questo organismo, solo teoricamente utile, se poi nella realtà è una vera e propria mazzata per le tasche del lavoratore che sicuramente non può permettersi di affrontare certe spese a perdere?
Che senso ha istituire questi spazi, se poi si fa di tutto per disincentivarne l’utilizzo?
Ci domandiamo perché vengano chiesti onorari tanto elevate rispetto al tempo dedicato alla controversia (nel caso sopra descritto, ai 130 euro richiesti al lavoratore va aggiunta una somma uguale che ha versato il datore di lavoro, quindi la parcella dell’arbitro è arrivata a 260 euro).
Ci chiediamo se tale importo riguardi solo arbitri esterni alla DTL o corrisponda comunque ad un obolo molto oneroso per un “servizio” aggiuntivo.
La conclusione a cui siamo arrivati è che in realtà certe somme vengono chieste proprio per evitare che il lavoratore si avvalga di questa opportunità, che quindi accetti la sanzione, seppur ingiusta, e preferisca pagare 50 euro del giorno di sospensione piuttosto che rivolgersi a un giudice terzo a cui potrebbe versare un onorario tre volte più alto della sanzione stessa, e casomai vedersi anche confermata la multa.
Uno strumento quindi inutile per il lavoratore, ma estremamente conveniente per l’arbitro, che si vede accreditare sul proprio iban somme importanti.
Come al solito, tutto si muove a livelli e per fini diversi dalla volontà di rendere un servizio a difesa dei diritti dei lavoratori.
Siamo sicuri che quanto richiesto a livello economico da queste figure all’interno del d.t.l. rientri nel loro pieno diritto, però siamo altrettanto convinti che presentare un conto tanto oneroso a un lavoratore, che a mala pena arriva a fine mese, non sia comunque corretto.
Il nostro auspicio è che si arrivi il prima possibile a dotare i lavoratori di corretti strumenti giuridici in difesa del lavoro e della dignità”.