A volte una passione non è una semplice passione, è una ragione di vita, un sogno da inseguire e realizzare.
Per il melfitano Mauro Salvatore il sogno viaggia sulle due ruote: il brivido della corsa, l’emozione di una pista, il rapporto simbiotico che si crea con la propria moto che diventa parte di sé, un tutt’uno con la quale condividere gioie e dolori, trionfi e cadute.
Sì perché le cadute, quelle vere che fanno male, ti insegnano, ti spronano, ti formano nel fisico e nella mente.
E quando arrivi sul podio a stringere un trofeo, tutto quello che c’è stato prima di quel momento assume un sapore inedito.
Il 30 Ottobre 2016 Mauro ha partecipato al Trofeo d’Inverno che si tiene a Binetto in Puglia: in una stagione in cui le grandi piste sono chiuse per le condizioni atmosferiche non sempre favorevoli, Binetto dà l’opportunità di continuare a correre.
Allo storico Trofeo d’Inverno Mauro si è classificato terzo, aggiungendo così un altro tassello al mosaico legato al mondo della moto.
Mauro, gareggiare a Binetto e classificarsi terzo dev’essere stato davvero emozionante.
“Tantissimo. Erano presenti due categorie, la 600 e la 1000, a loro volta suddivise in sottounità in base al grado di esperienza. Io ho partecipato nella categoria 600 sezione Open dove figurano i piloti con comprovata esperienza. La sessione di gara è iniziata Venerdì con le prove, poi Sabato è stato il momento delle qualificazioni Q1 e Q2, e infine Domenica pomeriggio alle 14,30 la gara. Sulla griglia di partenza mi sono posizionato terzo, ero a un soffio dalla seconda posizione: durante le seconde qualificazioni sia io che il pilota che poi si è piazzato secondo abbiamo ottenuto lo stesso tempo, ma lui aveva ottenuto un tempo migliore alle prime qualificazioni. Ciononostante allo start sono riuscito a mettermi in testa al gruppo, e ho concluso la gara in terza posizione. Ci sono tanti fattori che influiscono sull’andamento di una gara come ad esempio il tipo di gomme (io uso Michelin, gli altri Pirelli). Ma al di là del risultato, che è comunque grandioso, posso dire di aver condotto una gara “studiata”: sono stato attento ai movimenti, alla tenuta, ai tempi dei compagni. Ha avuto un grande valore “didattico”.
Com’è il momento prima della partenza?
“Di forte stress! L’adrenalina comincia a farsi sentire quando si è a ridosso della gara, e allora cerco di sdrammatizzare scherzando qua e là, facendo foto con gli altri piloti. È un modo per esorcizzare la paura prima della partenza”.
Scegliere una moto richiede tante considerazioni.
“A quest’ultimo trofeo ho gareggiato con una Kawasaki Ninja 600, prima avevo una Suzuki. C’è una differenza sostanziale tra le due: la Kawasaki è più adatta per la gara, è più impegnativa e quindi questo ti porta a testare le sue caratteristiche, ad impegnarla su più fronti. Una Suzuki è senz’altro un’ottima moto ma meno performante in certe situazioni”.
Il Trofeo d’Inverno è solo l’ultimo di una serie di competizioni.
“Sempre quest’anno ho partecipato alla Michelin Power Cup dove mi sono classificato 11esimo, anche lì emozioni uniche solo per il fatto di aver gareggiato su circuiti storici come Misano o Mugello, accanto a protagonisti che hanno fatto la storia della moto e dai quali non si può far altro che imparare. A fine Novembre ritorno a gareggiare a Binetto”.
Cosa vuol dire allenarsi in moto a Melfi?
“Vuol dire tanti sacrifici. In zona non ci sono piste sulle quali allenarsi, la più vicina è proprio Binetto che dista circa 140 chilometri da casa. Ma si fa tutto, per la moto questo e altro”.
Quando è nata questa grande passione?
“Penso di averla avuta sempre nel sangue. Certo non venendo da una famiglia di motociclisti, i miei genitori sono sempre stati un po’ apprensivi, avevano paura che potesse capitarmi qualcosa. Questo ovviamente ha rallentato di molto il mio ingresso nel mondo della moto. Il primo motorino, sudato, l’ho avuto a 16 anni mentre molti dei miei compagni lo avevano già a 14 anni. Quando mi sono iscritto all’Università di Parma ho fatto qualche lavoretto e mettendo dei soldi da parte sono riuscito ad acquistare una CBR 600: lì ho capito che il sogno diventava realtà. Poi grazie ad un mio amico sono riuscito ad entrare nel mondo delle gare e da lì le cose sono cambiate. Avevo 25 anni quando ho gareggiato per la prima volta. Sicuramente un ingresso tardivo rispetto alla prassi, tutto quello che solitamente si impara da piccoli, dalle cadute alla tenuta, io l’ho imparato dopo. Ma non ho rimpianti, anzi. Probabilmente essere entrato a 25 anni mi è servito a guardare quel mondo con un’ottica diversa, una consapevolezza maggiore che magari ad un’altra età, giustamente, non si ha. Inoltre io non ho un team che pensa a tutto ciò che ruota attorno alla moto, io sono sia pilota che team. Sono cresciuto e continuo a crescere su me stesso, con tanti sacrifici ma con tante soddisfazioni”.
Un sogno che vorresti realizzare?
“Vincere ad un campionato italiano. Non esiste solo il Gran Premio, che rappresenta la somma delle competizioni su due ruote, ci sono tante realtà, tante gare che producono soddisfazioni ed emozioni senza eguali. Io sono soddisfatto e consapevole di quanto ho conquistato e continuerò su questa strada”.
E noi auguriamo a Mauro di raggiungere tanti altri traguardi come ha già dimostrato di saper ottenere, grazie all’impegno, alla volontà ma soprattutto grazie ad una passione davvero ammirevole.
Di seguito le foto salienti del Trofeo d’Inverno a Binetto, con un momento della gara e la premiazione sul podio.