Oggi si ricorda il primo Concilio di Melfi.
Promulgato da papa Niccolò II, il concilio (o sinodo) si tenne dal 3 agosto al 25 agosto 1059 e riunì tutti i vescovi latini del Mezzogiorno.
Vi parteciparono un centinaio tra cardinali, abati, religiosi e nobili.
Il primo concilio di Melfi fu preceduto dal trattato di Melfi e si concluse con il concordato di Melfi.
Papa Niccolò II, durante il primo concilio di Melfi, nominò Roberto il Guiscardo duca di Puglia e Calabria.
Dell’altro principe, Riccardo I di Aversa, egualmente nominato nella stessa assise, non resterà traccia per i posteri.
Nell’iconografia resta in evidenza la casata Altavilla e viene oscurata la rivale casata Drengot, che, alla fine, soccomberà al rivale lignaggio.
Il concilio di Melfi I è il primo sinodo che si tiene dopo lo scisma, in un periodo di rapporti tesi fra le Chiese d’Oriente e d’Occidente. Riafferma l’osservanza del celibato in un’area in cui i preti usano prendere moglie; sancisce il divieto di assistere ai riti celebrati dai sacerdoti concubinari e depone i vescovi simoniaci.
Il sinodo discute della elezione dei futuri pontefici e conferma le norme approvate nell’aprile del 1059 dal concilio Lateranense. L’assise rivendica i diritti del Papato sulle provincie ecclesiastiche di rito bizantino nel sud Italia; avvia una lotta per far scomparire la gerarchia bizantina e per sottomettere la Chiesa al primato petrino.
Il capo della Chiesa interviene su alcune strutture del clero di Basilicata, Campania e Puglia.
Niccolò II eleva la diocesi di Acerenza ad arcidiocesi metropolitana e rende la diocesi di Melfi immediatamente soggetta alla Santa Sede.
Il papa conferma i possessi di San Vincenzo al Volturno, fra i quali San Salvatore di Alife.
Niccolò II premia Desiderio di Benevento, ed eleva l’abate di Montecassino al cardinalato. Il papa respinge la donazione dell’abbazia di Calena allo stesso Desiderio, e riconosce l’autonomia da Cassino all’abate Adam per il monastero di Santa Maria sull’isolotto di San Nicola delle Tremiti, ove aveva soggiornato lo stesso Desiderio.
Il pontefice depone Giovanni, arcivescovo di Trani, già ambasciatore a Costantinopoli, ove aveva ottenuto il titolo di sincello da Isacco I Comneno. Egli era titolare anche della Chiesa di Siponto e le mire per estendere la diocesi su questa cattedra provocano la deposizione: il papa lo sostituisce con Delio. Giovanni ebbe la sfortuna di ricevere la lettera che diede inizio allo scisma.
Niccolò II emette a Melfi una bolla il 24 agosto 1059 che conferma, all’arcivescovo di Bari Nicola, le chiese di San Salvatore e di Santa Maria.
Il papa privilegia Rutigliano e dichiara libera da giurisdizioni vescovili la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo (l’attuale chiesa matrice).