“In nome di Dio condanno le violenze armate, i massacri, gli stupri, la distruzione e l’occupazione di villaggi, il saccheggio di campi e di bestiame che continuano a essere perpetrati nella Repubblica Democratica del Congo“.
Lo ha detto il Papa incontrando le vittime dell’est del Paese.
Il Pontefice ha aggiunto:
“Mi rivolgo al Padre che è nei cieli e umilmente abbasso il capo e, con il dolore nel cuore, gli chiedo perdono per la violenza dell’uomo sull’uomo.
Padre, abbi pietà di noi.
Consola le vittime e coloro che soffrono.
Converti i cuori di chi compie crudeli atrocità, che gettano infamia sull’umanità intera!.
Rivolgo un vibrante appello a tutte le persone, a tutte le entità, interne ed esterne, che tirano i fili della guerra nella Repubblica Democratica del Congo, depredandola, flagellandola e destabilizzandola.
Vi arricchite attraverso lo sfruttamento illegale dei beni di questo Paese e il cruento sacrificio di vittime innocenti.
Ascoltate il grido del loro sangue, prestate orecchio alla voce di Dio, che vi chiama alla conversione, e a quella della vostra coscienza: fate tacere le armi, mettete fine alla guerra. Basta!
Basta arricchirsi sulla pelle dei più deboli, basta arricchirsi con risorse e soldi sporchi di sangue!
Vi prego di disarmare il cuore.
Ciò non vuol dire smettere di indignarsi di fronte al male e non denunciarlo, questo è doveroso!
Nemmeno significa impunità e condono delle atrocità, andando avanti come se nulla fosse.
Quello che ci è chiesto, in nome della pace, in nome del Dio della pace, è smilitarizzare il cuore: togliere il veleno, rigettare l’astio, disinnescare l’avidità, cancellare il risentimento; dire ‘no’ a tutto ciò sembra rendere deboli, ma in realtà rende liberi, perché dà pace.
Sì, la pace nasce dai cuori, da cuori liberi dal rancore.
Mai più: mai più violenza, mai più rancore, mai più rassegnazione!”.
Bergoglio ha poi ringraziato e benedetto “tutti i seminatori di pace che operano nel Paese”.
Ha ricordato:
“Alcuni hanno perso la vita mentre servivano la pace, come l’ambasciatore Luca Attanasio , il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo, assassinati due anni fa nell’Est del Paese.
Erano seminatori di speranza e il loro sacrificio non andrà perduto”.