Una pratica di marketing semplice ma potenzialmente ingannevole.
È il caso della shrinkflation, un termine anglosassone nato già nel 2009 e composto dal verbo shrink, che vuol dire restringere, rimpicciolire, e inflation ovvero inflazione.
Spiega today che si tratta di “una strategia sempre più utilizzata dalle aziende per combattere appunto l’inflazione dei prezzi e non scoraggiare l’acquisto di prodotti, soprattutto in campo alimentare.
E mentre le notizie principali degli ultimi periodi sono zeppe di riferimenti all’aumento dei prezzi dei beni principali e non solo, con scontrini che dividono più di un ballottaggio politico, proliferano queste tecniche a cui fare attenzione.
Tanto che l’Unione Nazionale Consumatori ha chiamato in causa l’Antitrust per far luce su certi comportamenti e verificarne la trasparenza.
Ma cos’è nello specifico la shrinkflation e che beni colpisce?
In poche parola la shrinkflation tramite il ridimensionamento del peso consolidato di prodotti di largo consumo, maschera l’aumento del prezzo.
In italiano si chiama sgrammatura e in molti casi la confezione rimane perfino la stessa, traendo in inganno il consumatore e facendogli percepire sicurezza nell’acquisto grazie ad un packaging sovradimensionato.
A finire nel mirino dell’Antitrust sono state le colombe pasquali da 750gr (invece che da un chilo!), le mozzarelle da 100gr (invece che da 125!), le confezioni di caffè da 225 (al posto di quello da 250!), la pasta non nei formati da 500gr e da 1kg, il tè con 20 bustine invece di 25 e innumerevoli altri prodotti.
Insomma, sembra essere un metodo che crea inflazione occulta e per questo molto dannoso per le tasche dei consumatori.
Come difendersi da questa pratica?
Altroconsumo, l’organizzazione di consumatori più importante d’Italia, offre alcuni spunti:
‘Quando siamo al supermercato è sempre bene valutare il formato del prodotto che stiamo per acquistare, cioè il peso o il volume, e controllare il prezzo al kg o al litro, così da capire effettivamente quanto stiamo spendendo in proporzione alla quantità di prodotto che mettiamo nel carrello'”.
E voi vi siete accorti di questa pratica attuate dalle aziende sui prodotti che acquistate?