Il settore agroalimentare lucano potrebbe essere a una svolta grazie all’idea dei “Network dei valori”, che garantirebbe un accordo sinergico tra agricoltura, artigianato, commercio, logistica e enti locali.
La proposta è stata lanciata dalla Cia (Confederazione Italiana Agricoltori).
Le cifre fanno ben sperare: nel 2015 il settore agroalimentare ha prodotto oltre 15 milioni di euro in più soprattutto grazie alla ripresa dell’export dei prodotti dell’industria di trasformazione (in un anno da 26,1 a 36,4 milioni di euro, pari al +39,5%), mentre le vendite dei prodotti agricoli non trasformati, che rappresentano il 56% circa del totale della filiera agroalimentare, sono aumentate dell’11,8% (quasi 5 milioni di euro in più).
Il direttore regionale della Cia Donato Distefano che ha guidato la delegazione lucana formata da un centinaio di dirigenti delle organizzazione del “sistema Cia” (Agia, Donne in Campo, Anp, Gie, Inac), ha spiegato:
“L’intenzione è dare vita a “Reti d’impresa territoriali” capaci di mettere in trasparenza l’intero processo che porta i prodotti agricoli e alimentari di quel luogo dal campo al consumatore. Con un codice di tracciabilità ad hoc, da apporre sul packaging dei cibi, a certificazione e garanzia del processo avvenuto all’interno di un accordo di rete”.
Per il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino:
“Il progetto è ambizioso. Ma è una strada che bisogna percorrere perché porterebbe benefici a tutti i comparti coinvolti: non solo quello produttivo, ma anche quello della logistica e del commercio, fino ad arrivare ai consumatori”.
Distefano ha anche aggiunto:
“Nel confronto con il Governo abbiamo affrontato tutte le tematiche più urgenti per l’agricoltura e cioè la necessità di un processo di sburocratizzazione rapido ed incisivo di cui fino ad ora si è parlato tanto ma che non ha avuto risvolti pratici di rilievo e lo studio di soluzioni che permettano all’agricoltura di poter avere una maggiore rappresentanza ed un maggior peso politico in modo da tutelare al meglio un settore di fondamentale importanza per tutta l’economia.
In particolare chiediamo lo stop agli aumenti previdenziali per gli agricoltori che il Governo Monti aveva introdotto tra l’altro nel momento di massima crisi per l’agricoltura. Ma più in generale quello che chiediamo è un atteggiamento di maggior rispetto per il nostro settore che ancora è considerato troppo marginalmente dalla politica, basti pensare a vicende come quella del prezzo del grano crollato a 15 € nel silenzio generale”.
Secondo la Cia, per riformare il modello attuale su cui viaggia il settore, è necessario imprimere una forte accelerazione e intervenire nei seguenti settori: snellendo le tempistiche di approvazione di norme e misure, facilitando l’accesso al credito, creando strumenti assicurativi per un’attività esposta a continui rischi commerciali e climatici, stipulando contratti che meglio distribuiscano il valore lungo la filiera.
Perché non è più tollerabile che su ogni euro di utile nel settore, dentro le tasche dell’imprenditore agricolo vadano meno di 10 centesimi.