Nella bozza della manovra del governo – che aumenta tutta una serie di tasse per fare cassa – , c’è un punto importante e che riguarda chi ha usufruito delle agevolazioni dei bonus edilizi e che potrebbe diventare una vera e propria scure.
Come spiegato da lasentinella “chi, dovesse vendere l’immobile prima dei cinque anni si troverà costretto a pagare più tasse.
Il provvedimento non riguarderà gli immobili ereditati e le prime case ma soltanto quelli ristrutturati prima di cinque anni dal termine dei lavori e inteso come seconda abitazione: i proprietari dovranno pagare le tasse su tutto il guadagno realizzato se ha optato per sconto in fattura o la cessione del credito.
Le novità, contenute nell’articolo 18 della bozza di legge di Bilancio, in assenza di modifiche in Parlamento, sono destinate a colpire le compravendite effettuate a partire dal 1° Gennaio del prossimo anno.
È chiaro che il governo intenda colpire chi, grazie alle agevolazioni, ha voluto “speculare” comprando magari a poco, risistemando l’immobile con i bonus, per poi rivenderlo nuovo di zecca.
Così recita l’articolo in questione: da Gennaio 2024 le plusvalenze sulla vendita di immobili su cui siano stati effettuati interventi con il Superbonus conclusi da non più di cinque anni non saranno considerati “redditi diversi”.
Il 26% di tasse sarà quindi calcolato sull’intera plusvalenza e non su quella ‘scontata’ del costo della ristrutturazione.
Esclusi gli immobili acquisiti per successione e adibiti a prima casa per la maggior parte dei 5 anni precedenti.
Il governo, come si sa, si è espresso in più occasioni contro l’incentivo che fu approvato e sostenuto dai Cinque Stelle ai tempi della pandemia.
Il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti lo ha sempre criticato parlando di vero e proprio «buco» nei conti pubblici causato dal Superbonus 110%.
E, per far fronte a tutto ciò «il governo col “decreto anticipi” pubblicato alcuni giorni fa sulla Gazzetta ufficiale ha trasferito altri 15 miliardi al fondo che serve a finanziare i maxisconti legati ai lavori di ristrutturazione dei case e condomini.
Dopo che su indicazione di Eurostat il peso dei crediti fiscali maturati quest’anno è stato scaricato tutto sul deficit 2023, che per questo è poi schizzato dal 4,5% previsto al 5,2%, andava rimpolpata la cassa.
L’incremento per il 2023, è spiegato nel decreto che giusto ieri ha iniziato il suo iter in Senato, è per «consentire il perfezionamento delle regolazioni contabili del bilancio dello Stato delle agevolazioni per i bonus edilizi».
Ora arriva un’ulteriore stretta.
Che, secondo gli obiettivi del governo, dovrà colpire coloro che, grazie all’incentivo, hanno fatto affari d’oro e importanti plusvalenze”.