La Basilicata registra una spesa sociale procapite superiore alla media nazionale, tuttavia la qualità dei servizi non riesce a decollare.
È quanto riporta il Centro studi della Cisl Basilicata nell’ultimo numero di Congiunture, il report periodico dedicato ai temi economici e sociali della regione. Prendendo a riferimento il Welfare Italia Index di Unipol, che misura il ranking di ogni regione rispetto alla qualità del welfare territoriale, il Centro studi della Cisl evidenzia che nel 2024 la Basilicata con un punteggio di 59,5 si classifica al 19° posto nella classifica delle regioni italiane.
Fanno peggio solo Campania e Calabria.
Un dato di quasi due punti interiore a quello registrato nel 2023 (61,4) che mostra una cristallizzazione delle criticità, ma a preoccupare è soprattutto il distacco con la prima in classifica, ovvero la Provincia autonoma di Trento che fa registrare un valore dell’indicatore di 79,7 punti, venti punti che, secondo la responsabile del Centro studi della Cisl Luana Franchini “determinano una polarizzazione geografica, come se non si vivesse tutti nella stessa nazione e non si godesse tutti degli stessi diritti sanciti dalla Costituzione, e una profonda differenza di qualità della vita, di diritti di cittadinanza e di salute”.
Continua Franchini:
“Infatti, chi nasce a Trento ha una aspettativa di vita per gli uomini pari a 82,2 anni, mentre chi nasce in Basilicata una pari a 80 anni, due anni in meno, conseguenza della diversa accessibilità ai servizi, alle cure e ai programmi di prevenzione».
Il report della Cisl prende in esame anche la spesa sociale procapite media dei comuni. E qui le cose vano leggermente meglio.
Infatti, nel 2023 la spesa sociale procapite media nei comuni lucani è stata pari a 128 euro, con una notevole variazione rispetto al 2019 in cui era di 95 euro, un incremento di circa il 35 per cento dovuto in gran parte all’effetto PNRR.
Se si considera che la media italiana è di 107 euro, il livello di spesa della Basilicata si avvicina a quello di molte regioni del Nord e in alcuni casi la supera.
È il caso dell’Emilia-Romagna che nel 2023 ha registrato una spesa media procapite di 123 euro (5 euro in meno rispetto alla Basilicata), ma che tuttavia si classifica al secondo posto per valore del Welfare Index, mentre la Basilicata – come visto – è 19esima.
Come spiegare questa apparente contraddizione tra spesa e qualità dei servizi?
Spiega Franchini:
«Molto spesso si pensa che ci sia una carenza di risorse, in realtà negli ultimi anni, anche grazie al contributo del PNRR e alla quota di riserva destinata all regioni meridionali, anche al Sud la spesa sociale è aumentata, ma restano forti le criticità in termini di indicatori di risultato e di efficacia della spesa per i servizi realizzati e le prestazioni erogate, criticità che producono l’effetto di una cristallizzazione nel tempo dei divari come osservato con il Welfare Italia Index».
Secondo la responsabile del Centro studi della Cisl Basilicata «il Welfare è un fattore di sviluppo di una comunità perché sistemi territoriali di protezione sociale forti e ben organizzati svolgono una funzione fondamentale, oltre che nel rispondere ai bisogni di salute, di assistenza, di educazione e di servizi di prossimità, contribuisce a costruire una società coesa e preparata e a creare economie complessivamente più solide perché aumenta nelle persone e quindi nell’intero sistema la capacità di adattamento e di proattività verso le proprie aspirazioni».