Incendi e Protezione Civile in Basilicata: “i “Canadair” possono ammarare sui pannelli fotovoltaici?”. Ecco le domande

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di “NO SCORIE”:

Incendi e Protezione Civile in Basilicata: i “Canadair” possono ammarare sui pannelli fotovoltaici?

E’ questa la domanda che facciamo agli uffici della Regione Basilicata che hanno avviato un procedimento per “solarizzare” decine e decine di ettari degli specchi di acqua delle principali dighe lucane, presso la diga di Senise (65 ettari di pannelli solari galleggianti) e sulla diga di San Giuliano (40 ettari di pannelli solari galleggianti). Su 15 richieste di privati , tra le quali anche la diga del Camastra (https://www.regione.basilicata.it/giunta/site/giunta/detail.jsp?otype=1101&id=3099655&value=regione) due ricadono nel territorio naturale protetto regionale e nazionale (Senise – Parco del Pollino e riserva  lago San Giuliano ), vincolate da leggi internazionali, nazionali e regionali.

Per i bacini idrici della Basilicata, gli uffici del dipartimento ambiente della Regione Basilicata ignorano che l’acqua delle dighe e degli invasi è utilizzata oltre che uso potabile, agricolo e industriale  anche per la protezione civile e la prevenzione incendi?

Forse, richiedendo preventivamente i pareri ai dipartimenti competenti,  si sarebbe potuto dare da subito parere negativo alle richieste dei privati, e non attraverso la procedura di “sdemanializzazione” che si presta ad oggettive critiche in sede istituzionale circa l’opportunità di perseguire tale procedura.

In base alle norme contenute nelle norme del Dipartimento Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio del Direttore Operativo del Coordinamento Emergenze – edizione 2022, i due invasi di San Giuliano e Senise, assieme a quello del Camastra, rientrano tra quelli presenti in Basilicata abilitati al prelievo di acqua da “velivoli” della protezione civile (elicotteri, Canadair, etc)  (rientrano nel documento gli invasi di Camastra, Pietra Pertusillo, Senise, Serra del Corvo, San Giuliano).

Grazie a questi piccoli e grandi bacini idrici molti boschi,fauna,abitazioni e, soprattutto, vite umane si sono salvati con l’intervento di Canadair ed elicotteri.

Molte volte questi preziosi mezzi aerei non possono ammarare né sullo Jonio e nè sul Tirreno a causa del mare agitato.

Gli incendi, soprattutto dolosi, si sviluppano proprio quando c’e’ vento (mare mosso) e anche nei periodi di siccità con i livelli delle dighe molto basse.Ma non si tratta solo del rischio incendio.

La presenza negli invasi di tali strutture ancorate sul fondo e “galleggianti” potrebbero causare pericolosi intralci al deflusso delle acque in caso di alluvioni e di piena degli invasi, costituendo essi stessi ostacoli al deflusso regolato delle acque.

Non basta l’idroelettrico? Già attivo in diversi invasi? Centinaia di ettari di laghi artificiali verranno ora occultati da pannelli fotovoltaici?

Con buona pace per le attività turistiche e sportive, (vedi gare di canottaggio nazionale a Senise ), o per i parchi e le oasi protette in cui ricadono gli invasi (gli “ambientalisti a progetto” non hanno nulla da dire?).

Dobbiamo difendere già le nostre acque dai rischi degli impianti industriali /petroliferi e dalle stesse privatizzazioni nella sua gestione (Eipli-Acque del sud spa), mentre la regione Basilicata è la prima regione per pale eoliche installate, supera il suo fabbisogno sulle rinnovabili, la prima produttrice di gas e petrolio ed oggi non risparmia nemmeno gli specchi d’acqua delle sue dighe?

Sono ben accetti gli impianti di energia rinnovabili per comuni e comunità, l’energia rinnovabile non deve essere un pretesto per lo sfruttamento massivo del nostro territorio per fini speculativi o altri business, l’energia rinnovabile deve diventare un bene comune.

Esistono già disponibili chilometri quadrati sui tetti delle civili abitazioni, sui capannoni e sulle aree industriali esistenti; chilometri di superfici lungo le strade e autostrade già antropizzate che potrebbero essere coperte da pannelli fotovoltaici, così come avviene nei tratti autostradali  interessati già  dal fotovoltaico.

La Regione Basilicata e gli amministratori abbandonino dunque la propaganda politica dei bonus e creino, non solo sulla carta e a parole, le comunità energetiche capaci di utilizzare in modo sapiente, consapevole e attento il territorio per scopi produttivi e di comunità (produzione di energia gratis per i cittadini) rendendo davvero sostenibili i posti di lavoro promessi”.