L’ennesimo incidente nei campi ha coinvolto un anziano agricoltore di Scalera di Filiano, caduto da una scala mentre eseguiva lavori nella sua azienda, ripropone il “doppio problema”: l’alto numero di morti ed infortuni in agricoltura che in Basilicata hanno superato persino quelli del settore delle costruzioni da sempre il primo comparto per “morti bianche” ed incidenti; sono sempre gli agricoltori over 65 anni a rischiare la vita sui trattori (prima causa di morti nei campi) e comunque in attività agricole.
Lo sottolinea la Cia-Agricoltori Basilicata, evidenziando che, secondo i dati Inail, in Provincia di Potenza, nel corso dell’ultimo anno, diminuiscono gli infortuni sul lavoro nel comparto industriale (-8%), aumentano quelli nel comparto agricolo (+ 4%), a riprova che c’è ancora molto da fare.
La Cia ha da tempo portato a termine “Agriprev”, unico progetto di ricerca sulla prevenzione dei rischi nei luoghi di lavoro per il settore agricolo selezionato dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Sottolinea la confederazione:
“L’agricoltura non necessita di grandi e sofisticati sistemi di prevenzione e controllo della sicurezza, ma piuttosto di buone pratiche, di giuste precauzioni tecniche e di una razionale organizzazione del lavoro, elementi di forte incidenza sull’abbattimento dei rischi.
Inoltre, è necessario investire, in via prioritaria, sulla formazione e l’informazione dei datori di lavoro e dei lavoratori.
Uno degli obiettivi che si prefigge il progetto Agriprev è proprio la semplificazione e la modularità degli adempimenti in base alle tipologie dei destinatari.
Il nostro traguardo è quello di far in modo che la prevenzione all’interno delle aziende agricole sia sempre più efficace ed efficiente”.
Afferma Paolo Carbone, dell l’Anp (Associazione Nazionale Pensionati)-Cia Basilicata:
“Gli ultrasessantenni sono circa il 20 per cento della popolazione ed entro 15 anni raggiungeranno il 25 per cento.
Attualmente, oltre l’80 per cento (in pratica 8 su 10) degli anziani chiede servizi sociali, sanitari e assistenziali pronti ed efficienti.
Ciò comporta che sono sempre più numerosi gli agricoltori lucani over 65 anni che, per sopravvivere, aiutare la famiglia e arrivare a fine mese, continuano ad occuparsi dei lavori nei campi.
Una distorsione che azzera il ricambio generazionale in agricoltura.
Siamo di fronte a pensioni da fame per chi ha lavorato in agricoltura, le più basse d’Europa.
Questo costringe i produttori a continuare l’attività, bloccando il turn-over nei campi.
Ma il problema delle cifre rimane e sono quelle che bloccano un’agricoltura italiana troppo anziana (i titolari di azienda sopra i 65 anni sono il 43% del totale della forza lavoro in agricoltura) e incapace di rinnovarsi.
E la ‘colpa’, se di colpa si può parlare, non è certo degli agricoltori over 65 che vorrebbero lasciare il posto a chi ha più energia, idee, prospettive di innovazione, ma non possono farlo perché la contropartita è una pensione da fame”.