Si torna a parlare dell’inchiesta Eni e della perdita di petrolio al Centro Oli di Viggiano.
Ad intervenire con una nota il WWF di Basilicata che sottolinea:
“Ancora una volta la Basilicata torna alla ribalta per fatti di cronaca legati all’annosa questione dell’inquinamento in Val d’Agri, il WWF ha sempre sostenuto la propria contrarietà alle attività petrolifere evidenziando come sia assolutamente insensato pensare ancora di fondare la propria politica energetica ed economica sullo sfruttamento dei pozzi di petrolio nella nostra Regione.
Scelte che hanno messo a rischio non solo i delicati equilibri ambientali delle aree interessate ma hanno fortemente compromesso interi settori economici legati all’agricoltura e al turismo su cui molte comunità locali avevano fondano la loro sussistenza.
Alla luce delle note vicende giudiziarie, il WWF di Basilicata chiede al nuovo governo regionale di valutare la questione anche da un punto di vista politico-amministrativo e di adottare una inversione di marcia in forza delle quali si sono potuto verificare fenomeni illeciti. In tale ambito vanno a collocarsi, oltre all’enorme sversamento di idrocarburi dal Cova a Viggiano, anche le questioni delle emissioni in atmosfera del Centro Olio, delle operazioni di reimmissione delle acque di separazione provenienti dal ciclo produttivo del greggio nel pozzo Costa Molina 2, dalla gestione dei rifiuti prodotti all’interno dello stesso Centro Olio Val d’Agri.
Probabilmente, la logica del “tuttappostismo” non è servita, come non sono servite le vessazioni che hanno dovuto subire gli ambientalisti per le loro battaglie in difesa della natura e della biodiversità, considerato che la “contaminazione e la compromissione di 26mila mq di suolo e sottosuolo dell’area industriale di Viggiano” è realtà così come è realtà la contaminazione dell’invaso del Pertusillo, la cui acqua oltre all’uso irriguo per oltre 35mila ettari di terreno, è destinata al consumo umano di buona parte della popolazione lucana e pugliese.
I reati ambientali, oltre le gravi ripercussioni sulla biodiversità e sul clima, hanno avuto enormi ricadute sociali ed economiche, in un’area di grande pregio naturalistico dove insiste il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano – Val d’Agri – Lagonegrese, tali reati non possono non essere considerare come veri e propri crimini ambientali, quindi crimini contro l’umanità.
Il WWF crede che ora più che mai servono azioni forti di tutela del territorio della Basilicata evitando forme di assoggettamento agli interessi delle compagnie petrolifere, che non hanno fatto che ledere l’immagine di “Regione Verde” e di “Matera Capitale Europea della Cultura 2019”.
Si rende sempre più urgente delineare una proposta di modello di sviluppo regionale eco-sostenibile basato sull’efficienza energetica e sulle rinnovabili non impattanti, valorizzando le opportunità derivanti dall’applicazione dei criteri per l’occupazione e l’ambiente.
Certamente l’inchiesta sul petrolio avrà un peso nelle decisioni politiche che la nuova giunta regionale si appresterà a prendere, noi crediamo che le opportunità per percorrere un modello “green” siano possibile, soprattutto per offrire soluzioni occupazionali a quei lavoratori che attualmente lavorano negli impianti e nell’indotto petrolifero, facendoli uscire fuori dal ricatto occupazionale.
Questo 25 aprile anche per noi è la Festa della Liberazione, quindi oltre a ricordare la liberazione dell’Italia al nazi-fascismo, vogliamo riflettere sulla liberazione della Basilicata dalle trivelle e dagli inquinatori”.