LA 500X PRODOTTA A MELFI RISCHIA DI FAR PAGARE ALL’ITALIA UNA MULTA SALATA! QUESTO IL MOTIVO

La Commissione europea ha annunciato l’apertura di una procedura di infrazione delle regole europee a carico dell’Italia per il mancato adempimento da parte di FCA degli obblighi comunitari sulle emissioni in atmosfera relative alla 500x, prodotta nello stabilimento di San Nicola di Melfi.

L’Italia ha due mesi di tempo per chiarire se su alcune vetture del gruppo FCA sono stati usati “defeat devices” illegali o meno e se sono stati presi rimedi sufficienti per le auto in circolazione.

In base alle regole Ue, infatti, spetta alle autorità nazionali verificare che un tipo di automobile soddisfi tutte le norme prima che siano vendute.

Anche il ministro Delrio ieri si era messo in contatto con le autorità europee sottolineando di:

“non condividere i presupposti alla base dell’avvio della procedura d’infrazione”.

Il caso in questione si riferisce alle informazioni portate a conoscenza della Commissione, nel contesto del processo di mediazione tra Italia e Germania richiesto dal Ministero dei Trasporti tedesco nel Settembre 2016 sulle le emissioni di ossidi di azoto (NOx) prodotte dal modello Fiat 500X omologato dall’Italia.

La normativa Ue vieta l’uso di impianti di manipolazione come software, timer o finestre termiche, che conducono a un aumento delle emissioni di NOx al di fuori del ciclo di prova, a meno che essi non siano necessari per proteggere il motore da eventuali danni o avarie e per garantire un funzionamento sicuro del veicolo.

Bruxelles si era premurata di far sapere che non si era occupata dell’aspetto della legalità dei sistemi anti-inquinamento dei modelli Fca.

Non ha cioè indagato sulla conformità o meno dei modelli Fiat alle regole Ue, ma solo costruito un ponte tra le due parti per attuare le misure di rimedio che la Germania ha chiesto all’Italia, che ha omologato i modelli Fiat il cui livello di emissioni NOx è stato messo in questione dal ministero dei Trasporti tedesco.

Sviluppi ulteriori erano dunque attesi e sarebbero quelli in rampa di lancio dalla Commissione.

La Commissione chiede ora formalmente all’Italia di dare una risposta alle sue preoccupazioni circa l’insufficiente giustificazione fornita dal costruttore in merito alla necessità tecnica – e quindi alla legittimità – dell’impianto di manipolazione usato e di chiarire se l’Italia è venuta meno al suo obbligo di adottare misure correttive per quanto riguarda il tipo di veicolo Fca in questione e di imporre sanzioni al costruttore di automobili.

Ora l’Italia ha due mesi di tempo per rispondere, o proseguirà la procedura d’infrazione.