Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa della Segretaria confederale della Cisl Basilicata:
“In questi giorni si susseguono sulla stampa, a giusta ragione, le voci e gli appelli che contengono la preoccupazione, ma anche la rabbia di giovani che stanno per compiere la scelta universitaria o che dopo aver trascorso un lungo periodo di vacanze natalizie nei propri paesi natii, hanno dovuto ritornare nei luoghi dei loro studi o di lavoro.
C’è la consapevolezza da parte di questi lucani che si fa poco per loro e non lo si fa nella direzione di creare opportunità.
Non è infatti pagare un po’ meno le bollette che spinge le persone, in realtà di qualsiasi età, a venire a vivere in Basilicata o a non emigrare.
Non si emigra per le bollette più o meno costose, ma si emigra perché non si trova un lavoro; perché non ci si può curare in tempi e modi adeguati; perché non ci si può muovere con una rete di trasporti su ferro e su gomma, con tempi all’altezza dei ritmi contemporanei, in sicurezza e con frequenza.
Ricordiamoci che dopo dieci anni in Basilicata abbiamo uno ed un solo Frecciarossa, mentre il Trentino, regione analogamente periferica e montuosa, sostanzialmente con lo stesso numero di abitanti, in dieci anni ha visto quadruplicare l’offerta di Frecciarossa.
Ed allora è necessario cominciare a pensare davvero a politiche per i giovani, per i loro reali bisogni, perché non possiamo più permetterci questi tassi di emigrazione accompagnati con il processo di invecchiamento dei residenti; pena la vera è propria estinzione della Basilicata.
Una proposta concreta e tangibile potrebbe essere quella che la Regione Basilicata adotti la valutazione dell’impatto delle decisioni di politiche pubbliche regionali sui giovani, analogamente a quanto sta facendo il Comune di Parma, città candidata a capitale europea per i giovani nel 2027.
Lo stesso dovrebbe fare anche il Comune di Potenza, candidato a capitale europea per i giovani per essere realmente all’altezza e coerente con questa sfida.
Questo implica che le misure previste dal documento unico di programmazione vengano classificate come a favore dei giovani o anti-generazionali nel senso che ne pregiudicano le condizioni e non ne favorisce lo sviluppo.
La valutazione di impatto generazionale delle misure è un modo oggettivo di valutare le politiche e di correggerle, al di là degli slogan ad effetto, ed è uno strumento previsto anche dal pacchetto di riforme per l’attuazione del PNRR che ricordiamo ha tre priorità: giovani, donne, Sud”.