Tracciando il quadro di nuove pretese “per e dei lucani” e vecchi problemi, il vice presidente del Consiglio, Vincenzo Baldassarre (Idea), fa il punto della situazione sulla cocente questione del petrolio in Basilicata:
“È imminente l’apertura del centro oli di Corleto Perticata.
E in questi giorni, con il lodevole ed esemplare impegno del presidente Bardi, cosa nuova per la nostra regione, si è aperto un tavolo tra Regione Basilicata e Total per ridiscutere gli accordi stabiliti nel 2006.
Questo è cambiamento per chi non se ne fosse accorto.
Ma, a nostro avviso, sono necessarie riflessioni e approfondimenti seri, sulla vicenda e sulla storia del petrolio in Basilicata, globalmente intesa.
Sarebbe il caso di aprire una discussione e un confronto tra le forze politiche, anche in Consiglio regionale.
Siamo pronti a lanciare la proposta di istituire una Commissione consiliare straordinaria, che conferisca al Consiglio regionale, e quindi alla maggiore istituzione lucana, lo strumento per riflettere, approfondire, confrontarsi e decidere, circa le posizioni da prendere e le scelte da attuare per l’immediato futuro.
Ancor di più adesso, in cui con il nuovo governo nazionale scriverà, per il momento, la parola fine al percorso avviato sull’autonomia differenziata, che lascerà immutato il modo di gestire le risorse minerarie del nostro Paese.
Da oltre cinquant’anni in concomitanza con le estrazioni dei giacimenti di gas naturale in Val Basento, tutti quelli coinvolti nello sfruttamento delle risorse ambientali presenti nella nostra ricca terra, hanno parlato di progresso, sviluppo e ricchezza.
Il risultato, invece, è stato esattamente l’opposto.
Disoccupazione, spopolamento, povertà, in qualche caso anche disastri ambientali e danni sulla salute delle popolazioni residenti, ancora forse da appurare con certezza scientifica.
In poco più di vent’anni, dalle royalties del petrolio abbiamo ricevuto una cifra che sfiora il miliardo di euro.
Secondo una ricerca dell’università Bocconi di Milano, più si è speso, minore è stata l’innovazione prodotta.
Soldi utilizzati per una sanità che non ha funzionato, fondi utilizzati per tappare buchi di bilancio di amministrazioni regionali e comunali fallimentari e decine di milioni dispersi in mille rivoli per alimentare le filiere clientelari del centro sinistra: tra incarichi, consulenze, prebende varie a comitati di paese, associazioni, enti di promozione inutili e gruppi di potere.
La Basilicata è stata ‘tossicodipendente’ dalle royalties del potere più che del petrolio, le quali anziché essere risorse aggiuntive sono diventate, pian piano che crescevano, risorse sostitutive, pronte ad alimentare la macchina del malgoverno regionale, fatto di assistenzialismo, mancanza di programmazione e totale assenza di idee e visione di futuro e prospettiva della Basilicata del domani.
Esaminando tutto quello che è stato e ponendo lo sguardo sulla nuova stagione politica e istituzionale iniziata in Basilicata bisogna fermarsi, ragionare e prendere decisioni, ma soprattutto farsi rispettare da chi pensa di arricchirsi con le risorse della nostra terra.
D’ora in poi l’estrazione del petrolio deve produrre davvero qualcosa di positivo per la Basilicata e per i lucani, poiché quello che si può affermare oggi, è che il piatto della bilancia del dare e avere rispetto allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi, per i lucani, pende dal lato della negatività.
Per il prezzo che pagano a causa delle estrazioni petrolifere, i lucani pretendono e devono ottenere:
- un piano infrastrutturale degno di questo nome, fatto di almeno due autostrade (Potenza/Bari e Lauria/Candela);
- l’alta velocità ferroviaria;
- la modernizzazione e la messa in sicurezza di oltre 5000 chilometri di strade provinciali;
- un grande piano di mitigazione del rischio idrogeologico e sismico, al quale la nostra regione è gravemente esposto;
- una sanità di eccellenza, nel contesto del quale si deve sostituire alla parola ‘chiusura’, la parola ‘apertura’ di ospedali.
I lucani pretendo e devono ottenere:
- una rete di sorveglianza e di controlli capillari su ogni attività connessa con l’estrazione e la lavorazione del petrolio;
- monitoraggi maniacali costanti su tutte le matrici ambientali e sulla salute delle popolazioni residenti e una compensazione ambientale per tutto quello successo e accertato in passato.
In altri posti del mondo, a causa di disastri ambientali, le compagnie petrolifere hanno pagato miliardi di dollari, vedasi il caso della Exxon in Alaska.
I lucani pretendono e devono ottenere: il controllo sulla quantità del greggio estratto, con un ‘ufficio’ regionale che provveda a svolgere tale funzione.
I lucani pretendono e devono ottenere in vista dei nuovi accordi da sottoscrivere, una rinegoziazione delle royalties e della possibilità del loro utilizzo, attraverso le quali si deve dare sostegno vero e immediato a chi vuole fare impresa, consolidare la propria attività e aiutate le famiglie lucane che sono in difficoltà.
Tutto questo per cercare di creare lavoro e fermare l’emorragia dello spopolamento.
Chi finora ha accettato tutto quello che è successo in Basilicata, lo ha fatto per uno di due motivi: o è stato sciocco o è stato complice di un sistema di potere marcio.
Noi non siamo né sciocchi né complici, ma solo rappresentanti del popolo lucano, desideroso e pronto ad accogliere lo sviluppo e il benessere che la nostra terra può offrire”.