“La Basilicata torna al Medioevo a causa di una crisi idrica che non è solo ed esclusivamente effetto del caldo estremo e della siccità, ma soprattutto di anni e anni di amministrazioni insipienti nei confronti di una rete colabrodo e di una gestione dell’impianto fatta di rattoppi e non di interventi strutturali”.
Lo dice Carmine Vaccaro, segretario della Uil Pensionati di Basilicata, riflettendo sulla grave situazione in cui 140mila cittadini lucani sono costretti a convivere per i quotidiani stop all’erogazione dell’acqua:
“Siamo sull’orlo di una crisi sociale per carenza di lavoro, di prospettive per i giovani, le poche aziende che hanno investito negli anni passati nella nostra regione, tendono a dislocare la produzione al Nord o all’estero.
I giovani fuggono e cresce la popolazione anziana. Alla catastrofe del Covid si aggiunge questa nuova emergenza che rischia di allontanare ancor più investitori e nuove generazioni, ma anche di ‘ammazzare’ definitivamente i comparti socio-assistenziale e ricettivo, ora in ripresa dopo la pandemia.
Non si tratta solo di un cataclisma imprevedibile come qualcuno in viale Verrastro vuole farci credere. Pretendiamo tutta la verità su una gestione fallimentare del bacino del Camastra, nell’ambito del complesso sistema idrico lucano che, oltre a soddisfare i bisogni dei nostri conterranei, soddisfa anche quelli dei vicini pugliesi.
L’Istat stima per il 2022 perdite pari al 42% al livello nazionale, la Basilicata è la maglia nera d’Italia con il 65,5% di volumi d’acqua persi. Il dato peggiore del Paese.
Venendo ai numeri sui capoluoghi, in più di uno su tre si registrano perdite totali in distribuzione superiori al 45%.
Le condizioni di massima criticità sono a Potenza (71,0%), seguita da Chieti (70,4%), L’Aquila(68,9%) e Latina (67,7%). Numeri che ci fanno rabbrividire se si considera che per l’Istat le perdite totali di rete sono da attribuire non solo a fattori fisiologici, ma anche a rotture nelle condotte e vetustà degli impianti a cui aggiungere fattori amministrativi, dovuti a errori di misura dei contatori e usi non autorizzati (allacci abusivi).
Cosa è stato fatto in questi anni per evitare questa grave emergenza?
Cosa ha fatto l’amministrazione di centrosinistra in tanti anni al potere, per ‘curare’ i danni fisiologici al sistema?
Cosa ha fatto il centrodestra di Bardi in questi ultimi 5 anni per sorvegliare la gestione del sistema idrico?
Ha aspettato di arrivare a questo scempio senza dito muovere? E quali sono le responsabilità di Aql? Sono domande alle quali come cittadini chiediamo risposte urgenti.
Poi Vaccaro si occupa dei problemi che riguardano le categorie sociali.
Parto dai fragili e dagli anziani, che sono il mio settore. Abbiamo decine di strutture socio-assistenziali in forte crisi. Non solo perché dalla Regione, in assenza del manuale di accreditamento, non percepiscono più sussidi.
Mi chiedo come fare con un anziano allettato che ha necessità di essere pulito dopo le 18:30? E la pulizia dei locali? E quelle famiglie che hanno a casa fragili e disabili come fanno? Non possono programmare tutto alla mattina.
Senza contare che riceviamo segnalazioni di stop all’acqua già prima delle 18:30. E’ davvero disumano.
Poi ci sono le attività ricettive, praticamente destinate a chiudere senz’acqua- prosegue Vaccaro- e i cittadini che, pur pagando le bollette, sono costretti a fare lavatrici e lavapiatti di giorno, con costi energetici elevati.
Non far pagare le bollette dell’acqua sarebbe il minimo. Qui servono ristori.
Si ammazzano le imprese, si mortifica l’intelligenza delle persone, oltre a scombussolare la vita della gente e il livello di igiene e civiltà raggiunto.
E se la pioggia non dovesse bastare che si fa? Andremo avanti così all’infinito? Ci dicano come la Regione, Aql, Egrib, Acque del Sud e Governo nazionale intendono risolvere il problema e non tamponarlo.
A che punto è la richiesta di stato d’emergenza?
Altro che Giove Pluvio qui ci tocca scongiurare Marte il guerriero, se non si danno risposte serie ai cittadini, si rischia la rivolta sociale”.