Si preannuncia una vendemmia incoraggiante, almeno secondo le previsioni della Cia.
“Un’ottima vendemmia, con un incremento di produzione del 7% sugli standard dello scorso anno, per complessivi 160mila ettolitri di vino”.
Questo il commento positivo che si legge in una nota della Cia che continua:
“Le operazioni di raccolta saranno posticipate almeno di una settimana, a causa di una prima fase della stagione estiva con temperature non torride rispetto alla media dell’ultimo quinquennio.
Una previsione che induce all’ottimismo tra i produttori dei 6 vini a denominazione riconosciuta (4 doc, un docg e un igt) mentre per i vini comuni e venduti sfusi la situazione permane incerta e con bassi margini di remunerazione.
Un raffronto: il ricavo medio annuo del vigneto in Basilicata è poco inferiore ai 3mila euro ad ettaro per il dop, di poco superiore ai 3mila euro a ettaro per l’igp e circa 2.400 euro ad ettaro per il vino comune.
Siamo molto lontani al valore medio degli oltre 7mila euro/ha del Piemonte, degli 8mila/ha del Friuli ma anche delle 15mila/ha delle Marche e 14.400 euro/ha del Molise.
Una caratteristica invece della produzione vinicola lucana è il peso della produzione cooperativa sul totale regionale pari al 45% che collocala la Basilicata al secondo posto della graduatoria regionale preceduta dall’Abruzzo (82%).
Sono dati fondamentali per determinare le prossime scelte relative al comparto e un punto di vista significativo per capire come e dove si sta muovendo uno dei settori più interessanti dell’agroalimentare made in Italy e comunitario.
In particolare la progressione dell’export che per il vino lucano continua ad essere una caratteristica di nicchia, con l’Aglianico del Vulture che fa da battistrada sui mercati europei e mondiali, incide positivamente anche sulle quotazioni dei vini nel mercato interno, segno che la catena del valore del vino sta portando risultati positivi su tutti gli anelli della filiera.
Tutto ciò mentre la cultura del consumatore sta cambiando in modo radicale, sia nel mercato interno sia in quello estero”.
L’auspicio della Cia è che il 2016 dovrà essere l’anno in cui si ricomincerà a vedere incrementi sui volumi dei vini a denominazione d’origine migliorando ulteriormente le performance del valore delle esportazioni, mentre si deve puntare sul leggero incremento del consumo sul mercato interno in grado di contenere i crescenti costi di produzione.
Infine la Cia ha dichiarato:
“Le quotazioni dell’uva sono ferme da anni tra i 30-40 euro al quintale con un incasso per i viticoltori tra i 4-5mila euro ad ettaro, a fronte di spese che negli ultimi anni toccano i 6-7 mila euro ad ettaro.
Intanto bisogna superare il grande limite rappresentato dalla distribuzione del vino lucano di qualità che è legata al consumo fuori casa.
Inoltre, le vendite sono indirizzate al mercato regionale per il 33%, a quello nazionale per il 38% e al mercato estero per il 29%.
Le bottiglie di vino regionale sono complessivamente poco meno di 7 milioni l’anno divise in 378 etichette di cui 158 doc, 180 igt, 26 spumanti e 14 vini da tavola”.