A Lavello parte la scommessa per una nuova vocazione turistico-culturale.
E quale momento migliore se non l’inaugurazione del Museo Civico “Antiquarium” aperto ieri nelle sale del Palazzo di Città attraverso la mostra che già il titolo “Forentum ritrovato” pregusta la ri-scoperta di un passato importante ma finora stranamente latente.
Ritrovare Forentum, antico nome della città di Lavello, significa costruire un lungo ponte che dal passato raggiunge il presente per proiettarsi nel futuro.
Le tre condizioni temporali sono state spesso rimarcate dai relatori che prima di tenere a battesimo le sale espositive hanno conversato con il numeroso pubblico nel cortile interno del Palazzo.
Perché dopotutto un Museo Civico è un museo cittadino, per e dei cittadini.
“Oggi festeggiamo” – ha sottolineato il sindaco di Lavello, Sabino Altobello – “la restituzione di un tesoro, di un bene comune. Il Civico Antiquarium non è un mero contenitore di oggetti bensì un centro di produzione culturale con funzioni didattiche”.
La mission vuole allora essere di esposizione, valorizzazione e trasmissione, tre concetti chiave non appannaggio esclusivo degli addetti ai lavori ma profondamente calati nella coscienza civica di una comunità. Ai quali si aggiungono, come ha ricordato il vescovo della diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa, monsignor Ciro Fanelli:
“Il custodire, perché la Basilicata è ricca di tesori artistici e culturali, il saper consegnare alle nuove generazioni, e infine il saper interpretare il patrimonio come valore aggiunto per vivere meglio il nostro senso civico”.
Il museo, curato dalla dottoressa Maria Grazia Liseno, racconta la storia di un territorio, lo interpreta e lo restituisce al visitatore secondo una coscienza rinnovata, quanto più fedele all’originale.
E dietro tutto questo c’è un lavoro denso di energie, spesso complesso, talvolta interrotto, ma mai calante. Le leve dell’archeologia e dei beni culturali in genere non hanno mai smesso di funzionare. Lo scambio intergenerazionale ha prodotto una nuova linfa per questi patrimoni comuni che, come ha ricordato Marta Ragozzino, Direttrice del Polo museale regionale della Basilicata, devono la loro sopravvivenza e la loro trasmissione soprattutto se la comunità si impegna a farlo.
“Forentum Ritrovato” rappresenta uno dei tanti tasselli di una grande rete culturale regionale. Lo ha ribadito chiaramente Giampaolo D’Andrea, Capo di Gabinetto Mibact:
“La Basilicata può vincere la scommessa ed essere capofila in Italia per un sistema in cui non c’è distinzione tra museo privato e museo civico. Sono tutti parti di un grande contenitore culturale che parla il linguaggio della propria terra. Ritrovare Forentum è anche un modo per dire: facciamo di tutto per non perderlo”.
Il viaggio intrapreso nelle sale del museo ha avuto una guida d’eccezione: il professore Angelo Bottini, già soprintendente e uno dei massimi protagonisti delle campagne di scavo che i territori di Lavello e del Vulture-Melfese hanno vissuto negli anni ’80 del Novecento. La professoressa Ada Preite ha curato la parte pre-protostorica, la professoressa Maria Luisa Marchi quella della romanizzazione. Il catalogo della mostra, curato da Osanna Edizioni, raccoglie tutte queste preziose collaborazioni.
Un viaggio, dunque, lungo millenni ben visibili in mostra attraverso reperti di eccezionale valore: ceramiche, corredi funerari, oggetti militari, testine di misteriosa interpretazione. Popolazioni preistoriche, dauni, sanniti e romani elevano Lavello a centro strategico, punto di passaggio e di contaminazione che lascia sedimenti stratificati in tutto il territorio.
Tessere di un mosaico che ha ancora molto da raccontare e che funge da stimolo per non lasciare la strada che Lavello, in questa giornata, ha voluto tracciare.
Di seguito le foto dell’inaugurazione.