A San Fele (PZ), 10 anni fa, esattamente il 13 Marzo 2011, presso la sala del consiglio comunale, un gruppo di volontari si riuniva per costituire un’associazione volta alla valorizzazione delle meravigliose Cascate (PZ).
Michele Sperduto, presidente di questa associazione, soddisfatto di quanto fatto finora, dichiara:
“Grazie a questo impegno migliaia e migliaia di visitatori (prima della crisi pandemica , circa 50.000 all’anno) da ogni luogo della Basilicata, dalle regioni limitrofe, dall’Italia e molti anche dall’estero, hanno conosciuto il nostro comune ed ammirato la straordinaria bellezza delle cascate di San Fele (PZ), diventando meritevolmente uno degli attrattori più importanti e visitati della Basilicata.
Escursioni in gruppo di ogni tipo: escursionisti, torrentisti, camperisti, motociclisti, ciclisti, studenti di ogni grado, boy scout, anziani, associazioni ambientaliste e non.
La crisi pandemica ha ridotto le attività, di qui l’auspicio che quanto prima si possa superare questo momento particolare per non disperdere tutto il lavoro straordinario fino ad oggi realizzato e riprendere con maggior entusiasmo le iniziative, le attività e le escursioni alle cascate.
Un ringraziamento a tutti coloro che hanno sostenuto tutto questo, ma in particolare ai tanti soci che con il loro contributo hanno stimolato e reso forte l’associazione nel portare avanti, a volte anche in mezzo alle difficoltà, tutto il lavoro di questi dieci anni, naturalmente ripagati dai tanti risultati ottenuti”.
Ecco da dove prendono origine le cascate di San Fele (PZ).
Il torrente Bradano scorga dall’appennino Lucano, in località Matise di San Fele, in provincia di Potenza, per confluire nella fiumara di Atella e poi nel fiume Ofanto. Attraversando il territorio del comune di San Fele, il torrente è costretto ad effettuare dei particolari salti di quota che danno origine alle naturali e suggestive cascate di San Fele.
Le cascate prendono il nome “U uattënniérë ”, la trasposizione dialettale di “Gualchiera”, macchina utilizzata in antichi opifici costruiti a ridosso delle cascate.
Sfruttando la forza dell’acqua, una grande ruota azionata trasmetteva il movimento ad un cilindro orizzontale nel quale erano inserite, verticalmente, le aste dei folloni.
Questi terminavano con pesanti magli che, entrando e uscendo da una vasca (dove sul fondo venivano posti tessuti), servivano a gualcare la lana.
Le proprietà feltranti del panno venivano così rese più compatte e meno ruvide.
La Gualchiera di San Fele è rimasta in uso fino agli anni 40 del secolo scorso.
La potenza dell’acqua veniva impiegata anche per il funzionamento di antichi molini (oltre 20), i cui resti (così come quelli della Gualchiera) testimoniano l’ingegno e la dedizione al lavoro dei Sanfelesi.
Ecco alcune foto del passato che mostrano le cascate di San Fele stracolme di turisti: