Lo Spid per ora è salvo.
Secondo le ultime notizie infatti rese note da today:
“L’esistenza del Sistema pubblico di identità digitale è stata messa in dubbio per mesi, dall’insediamento del governo Meloni: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica Alessio Butti aveva espresso l’intenzione di ‘spegnere gradualmente Spid e avere la carta d’identità elettronica come unica identità digitale’.
L’ultimo sviluppo emerge da un incontro tra Butti e i rappresentanti dei gestori di identità digitale: l’uso dello Spid verrà prorogato.
Ma cosa cambierà in futuro per le oltre 34 milioni di identità digitali attivate dagli italiani?
Lo Spid è ovunque
In Italia oltre 34 milioni di cittadini e cittadine in possesso di un documento italiano hanno un’identità digitale Spid.
Dal 2016 a fine 2022 sono state erogate circa 33,3 milioni di identità digitali, salite a 34,2 a febbraio 2023.
Grazie allo Spid, oltre 34 milioni di identità digitali possono accedere ai servizi online di oltre 12.674 pubbliche amministrazioni a vario livello, per effettuare una serie di operazioni tra cui pagamenti, iscrizioni o accedere a bonus governativi.
L’erogazione del servizio è stata appaltata a 10 gestori esterni, tra cui Poste Italiane, Tim, Aruba e Infocert. Sarà proprio il rinnovo dei contratti di gestione tra i provider e il governo determinerà il futuro dello Spid.
La proroga dello Spid
Il Sottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica Alessio Butti ha incontrato i rappresentanti dei gestori di identità digitale e Assocertificatori, l’associazione dei principali certificatori accreditati.
Nel corso dell’incontro, Butti ha ribadito la linea del governo Meloni sullo Spid: ‘Bisogna razionalizzare il sistema di identità digitale in Italia per assicurare una progressiva evoluzione in linea con il quadro europeo di riferimento’, si legge in una nota del Dipartimento per la trasformazione digitale.
È stata inoltre ribadita la piena disponibilità del governo ad avviare un confronto sulle strategie evolutive dell’identità digitale in Italia e in Europa.
Durante la riunione è stato affrontato proprio il rinnovo della convenzione con gli identity provider, in scadenza ad aprile 2023: su questo tema Butti ha sottolineato l’intenzione di definire un rinnovo pluriennale del servizio e la disponibilità a individuare un sostegno che, ‘dopo anni di richieste inascoltate da parte dei precedenti governi, possa garantire la sostenibilità economica dello Spid, a fronte dell’impegno richiesto.
Governo e gestori lavoreranno insieme per tracciare il percorso evolutivo del nuovo Spid che dovrebbe concretizzarsi entro il prossimo mese di giugno.
Secondo quanto comunicato dal Dipartimento per la trasformazione digitale i punti fermi saranno la valorizzazione ‘degli importanti risultati conseguiti dal sistema Spid e dagli attori che vi stanno partecipando’, oltre alla continuità operativa per cittadini, Pubbliche Amministrazioni e imprese. In concreto, il governo vorrebbe unire Spid e Cie, la Carta d’identità elettronica.
La carta d’identità elettronica: le differenze con lo Spid
Il governo vorrebbe dunque ‘unire’ la Carta di identità elettronica (Cie) e lo Spid.
Anche la Cie è molto diffusa: nel 2022 è stata attivata già da 32,7 milioni di italiani.
Possiamo considerarla come l’evoluzione del documento d’identità cartaceo.
All’aspetto sembra una carta di pagamento, con due microchip contenenti i dati personali del titolare e le informazioni per autenticarsi online.
Per accedere a tutti i servizi della pubblica amministrazione servono obbligatoriamente lo Spid o la Carta d’identità elettronica (Cie).
Ma ci sono delle differenze tra i due strumenti.
Se da smartphone l’autenticazione è molto rapida in entrambi i casi – ma per la Cie serve un telefono con NFC -, da pc fisso la Cie ha bisogno di un lettore di smart card con software dedicato per poter accedere ai siti o ai portali governativi. Se il fine dei due strumenti è lo stesso, l’uso non lo è”.