Passione, impegno, conoscenza.
Tre qualità che il giovane Maurizio Perriello, giornalista e storico di Melfi ma residente a Milano, ha mostrato di possedere ieri sera.
A lui l’onore di aprire il Nono Festival della Cultura organizzato dall’Università Popolare “F. S. Nitti” che quest’anno festeggia i 20 anni di attività.
Un ventennale che come ha ricordato la vicepresidente Pina Carbone:
“È stato denso di attività culturali, corsi di formazione, incontri di spessore. L’Università Popolare ha sempre avuto a cuore l’educazione di tutti i cittadini. Continueremo su questa strada convinti che la conoscenza sia lo strumento più valido per favorire il rispetto e l’integrazione, valori alla base di una buona società”.
Quando poi ci sono giovani promesse che contribuiscono attivamente alla diffusione del sapere le cose acquistano un sapore inedito, speciale. L’ex dirigente scolastico del Liceo “Federico II di Svevia” di Melfi, Riccardo Rigante, si è detto particolarmente emozionato nel dover introdurre un suo studente:
“I giovani come Maurizio Perriello devono essere sempre al centro, da loro dobbiamo attingere nuova linfa e proposte sane per una nuova società. Se non perdiamo di vista questo nodo cruciale allora possiamo vincere la scommessa. Questa sera a Maurizio spetta un compito arduo ma sono sicuro che saprà esserne all’altezza, come lo è stato nei cinque anni vissuti nella mia cara scuola”.
A Maurizio dunque il compito di trasmettere e coinvolgere una vasta platea con la storia locale, la nostra storia. Una storia – per niente facile – spiegata e narrata con limpidezza e amore. Amore verso la propria terra e il proprio passato.
Il focus della serata riguardava la “Evoluzione politica, sociale e religiosa di Melfi con l’avvento dei Normanni“, un argomento che come ha giustamente dichiarato il vicesindaco e scrittore Raffaele Nigro, presente al tavolo degli ospiti:
“Si inserisce pienamente nelle celebrazioni del millenario della fortificazione di Melfi che ci apprestiamo a vivere l’anno prossimo. Approfondire la nostra storia medievale, che per diversi aspetti resta ancora oscura, è un metodo necessario per prendere consapevolezza di ciò che è stato e da lì favorire una profonda valorizzazione del territorio, sia da un punto di vista accademico che artistico. Si pensi al recupero della Cavallerizza, che il Comune sta cercando di avviare, o all’ex convento – poi carcere – di San Bartolomeo. Abbiamo istituito una commissione scientifica coordinata da Fonseca che si occuperà dei grandi popoli – bizantini, longobardi, normanni, svevi – che hanno scritto la nostra storia. La lectio magistralis del dottor Pierrello va in quella direzione”.
Attraverso ricostruzioni storiche, immagini, curiosità, collegamenti per niente scontati, Maurizio si è interrogato sul perché proprio i Normanni hanno forgiato il destino di Melfi e del Vulture-Melfese. La sua esposizione è stata un crescendo di interesse da parte del pubblico, che non sempre è consapevole di quanto la storia di Melfi sia importante.
Con monsignor Ciro Guerra, cancelliere della diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa, si è intessuto anche un discorso politico-religioso che ha toccato aspetti quali lo scisma del 1054 che portò alla separazione della Chiesa di Roma da quella bizantina (o ortodossa), il culto di San Michele Arcangelo, il ruolo dei papi nella gestione del potere spirituale e temporale.
Forse il merito di Maurizio è stato proprio questo: non limitarsi ad una spiegazione dei fatti ma trasmettere nelle nostre menti quel senso di appartenenza che spesso dimentichiamo. Capire che Melfi ha scritto pagine di storia decisive per l’umanità, che ha avuto il ruolo di capitale, di punto nevralgico, di terra contesa da re e papi, di approdo di pellegrini e santi. Una città scelta dal grande imperatore Federico II di Svevia per promulgare quelle Costituzioni che rappresentano il primo esempio, in assoluto, di pensiero laico.
Quando si ha di fronte un comunicatore così innamorato della propria terra e della propria storia, tutti ci sentiamo ammaliati.
Grazie a Maurizio Perriello la storia di Melfi è tornata a risplendere.