I segretari nazionali e regionali si sono presentati davanti gli operai con un pugno di mosche in mano, hanno parlato del nulla perché nulla è stato fatto a tutela degli stessi.
Hanno cercato di convincere gli operai che nel 2024 le cose andranno meglio, come se quella data fosse dietro l’angolo.
Si sono presentati senza un verbale delle cose dette a Roma il 15, esattamente come fecero dopo il primo incontro con l’azienda e come fanno sempre quando non c’è nulla di buono nel piatto.
Hanno evitato di parlare delle uniche cose certe, dello smantellamento di una delle due linee produttive, delle condizioni in cui dovranno lavorare gli operai ammassati su una sola linea a ritmi infernali, del ritorno ai pesantissimi venti turni settimanali.
Nulla hanno detto dei 700 esuberi dichiarati né del futuro dell’indotto, dove i posti di lavoro a rischio sono tantissimi.
Hanno cercato di far passare come cosa buona e giusta l’incentivo al licenziamento, dimenticandosi che ogni operaio che va via dalla fabbrica è un posto di lavoro perso in Basilicata, Puglia, Campania o Calabria.
Quando gli operai li hanno incalzati, chiedendogli cosa accadrà il mese prossimo, non fra tre anni, hanno fatto scena muta o, peggio, hanno cercato di spostare l’attenzione sulla credibilità di chi poneva le domande.
Un comportamento indecoroso e squallido, esattamente come la loro linea in difesa degli operai.
Gli operai invece hanno dimostrato anche durante queste assemblee di avere le idee chiare, e a chi pensava di chiedere loro un mandato in bianco, hanno fatto subito capire che gli sarebbe andata male.
Ai sindacati che solo oggi, a situazione compromessa, vorrebbero coinvolgere strumentalmente gli operai, per poter dire in futuro che il percorso (fallimentare) era stato condiviso da tutti, il messaggio è arrivato forte e chiaro.
Nessun mandato può essere concesso sulla base del nulla fino ad ora prodotto, né verrà concesso in futuro se la linea rimarrà la stessa, nessun sindacato quindi si senta legittimato a parlare con l’azienda a nome degli operai.
Tre assemblee sono servite soltanto a fare luce, se ancora ce ne fosse stato bisogno, sul vero interesse dei vertici sindacati, quello di accreditarsi con il nuovo padrone, così da garantirsi per altro tempo ancora un posto comodo.
Tutte le preoccupazioni dei vari sindacati sono improvvisamente sparite non appena Stellantis li ha degnati di un minimo di attenzione, sono sparite le dichiarazioni di guerra, gli stati di agitazione e le clausole di raffreddamento.
Gli operai intanto continuano a lavorare nell’incertezza più totale, senza conoscere il futuro più prossimo e con la consapevolezza di essere, come sempre, soli.
Sindacato Usb Fca/Stellantis di Melfi