MILLENARIO MELFI: RICCA LA STORIA DELLE MURA CITTADINE! QUESTI GLI INTERVENTI

Come vi abbiamo già annunciato, le celebrazioni del Millenario hanno avuto l’avvio ufficiale ieri, 18 Maggio, con la cerimonia di apertura delle manifestazioni ad esso inerenti.

Annunciati dall’accogliente intromissione dell’Assessore Raffaele Nigro, tanti sono stati i discorsi susseguitisi nel corso della mattinata.

Primi fra tutti, i consueti ringraziamenti del Sindaco di Melfi, Livio Valvano, il quale non ha mancato di sottolineare l’importanza dell’introduzione ufficiale ai lavori del Millenario con queste parole:

“Stasera, le stesse mura nate in epoca bizantina saranno colorate di giallo e di verde, i colori della Città.

Da oggi, la città si tinge a festa; di qui inizia un percorso di cui essere orgogliosi.

Questa storia è iniziata in un giorno di influenza, quando, sfogliando il mio ipad per indagare sulle origini della nostra città, mi sono imbattuto nel libro del nostro concittadino, Gennaro Araneo, dal titolo “Notizie storiche della Città di Melfi nell’antico reame di Napoli”.

Proprio grazie a questo collegamento ho scoperto che i bizantini nel 1018 hanno fortificato la Città di Melfi.

Da qui è partita l’idea di promuovere, grazie al contributo di tutto il Consiglio Comunale, lo sviluppo locale attraverso la spinta verso un’economia della cultura.

I risultati di questa attività sono stati evidenti: dal 2010 al 2017 le presenze dei turisti a Melfi sono aumentate del 90%.

Il progetto Millenario si colloca esattamente in questo disegno, un disegno che contempla la cultura, l’unico bene dell’umanità che, diviso tra tutti, anziché diminuire, diventa più grande”.

Successivo è stato l’intervento del Presidente del Comitato Nazionale e membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, don Cosimo Damiano Fonseca, il quale ha aperto il suo discorso con degli accoratissimi saluti ai presenti “nella solenne cornice di questo edificio carico di storia”, per usare le sue parole.

Illuminante è stata la relazione scritta di suo pugno: un’esemplare sintesi storica, perfetta introduzione alla gloriosa ricorrenza.

Altrettanto impeccabile è stato il discorso di mons. Ciro Fanelli, il quale, a partire da una citazione della Sacra Scrittura, ha compiuto un parallelismo tra la cinta muraria melfitana e la recinzione del Giardino dell’Eden, quasi come ad attribuire una derivazione divina al glorioso frutto del lavoro umano.

Mura come limite della libertà individuale, necessario a proteggere l’incolumità di chi ne è circondato e nato dalla stessa matrice salvifica che spinse Dio a recintare il paradiso terrestre per preservarne l’incorruttibilità e la purezza.

Talvolta sinonimo si sicurezza, qualche altra di divisione e smembramento societario, questa la doppia natura dei confini, come ha voluto ricordare il Vescovo Fanelli:

“Mura che sezionano e smembrano territori, come il muro immateriale tra Israele e la Palestina; mura che tengono lontani i migranti, come quelle tra Messico e Stati Uniti; mura che, sotto forma di guerriglie, tagliano le città”.

Il sen. Giampaolo D’Andrea ha proseguito con queste parole:

“Al giorno d’oggi si tende a focalizzare l’attenzione sui centenari e sui cinquantenari, nel caso di Melfi ci troviamo di fronte alla circostanza eccezionale di un Millenario.

È facile capire quanto complesso sia stato difficile contemperare la portata di questo avvenimento con la giusta risoluzione pratica dello stesso, in modo da non oscurarne il peso storico.

Il coinvolgimento delle istituzioni è stata massima e ha dato così ragione di questa eccezionalità.

Grazie all’ok del Ministro, si avrà una stanziamento per un triennio, ma, qualora ci fossero le condizioni adatte, la commissione futura potrà sicuramente garantire un prosieguo più duraturo dell’evento”.

D’Andrea ha aggiunto:

“Il ricordo dei mille anni è di straordinaria importanza per sottolineare la solidità della storia non solo cittadina, ma di tutto il Mezzogiorno.

Partendo dalle mura, si può ricostruire anche la storia che va oltre i confini regionali e il ricordo del passato, ci regalano il grande privilegio di guardare al futuro con più coraggio e consapevolezza.

Le celebrazioni non servono solo a festeggiare, ma a rivitalizzare”.

La rettrice dell’Unibas, Aurelia Sole, ha poi dichiarato:

“Tutto questo è importante per riacquistare un po’ di orgoglio cittadino e coscienza dell’importanza storica di questo luogo, del ruolo da esso occupato nei secoli centrali del Medioevo e della sua ricchezza culturale.

Tutto questo è importante per spingere allo studio e alla conoscenza, grazie alla fondamentale entrata in gioco dell’Università e della ricerca”.

L’interruzione della rettrice, ha lasciato spazio alla puntuale e dettagliata relazione dal titolo “L’incastellamento di Melfi nella politica del Catapano Bojoannes” della prof.ssa Vera von Falkenausen, emerita di Storia bizantina dell’Università di Roma Tor Vergata, seguita dalle conclusioni dell’on. dott. Marcello Pittella, Presidente della Regione Basilicata.

Queste le sue parole di chiusura:

“Mille anni sono tanti e rappresentano una sorta di promemoria di ciò che siamo stati.

Celebrare il Millenario della fortificazione della città significa innanzitutto riconoscerle una sua centralità; significa animare un pathos di appartenenza alla propria terra.

In una sorta di ermeneutica dei confini urbani e delle relazioni territoriali che mutano nel corso della storia ridisegnando funzioni e spazi sociali, le mura andarono a caratterizzare un privilegio laddove segnavano un limite.

Il privilegio di allora ci consegna, oggi, il fascino per gli occhi e una creatura della storia per la città federiciana d’eccellenza, costellata di protagonisti, uno fra tutti Francesco Saverio Nitti.

Melfi è territorio “cerniera” tra due regioni, un punto focale su cui dobbiamo provare a scommettere per lo sviluppo dei prossimi anni, in una logica di cooperazione e programmazione nel e per il Meridione.

La città di Federico II è, con la Fiat, una città di straordinario traino per gli indici di expo non solo regionali, ma nazionali.

È qui che la Barilla e l’agroalimentare o la cultura del vino trovano fermento per catapultarci nel mondo.

È questo un territorio che ha saputo incidere per cultura, anche politica, negli eventi storici.

Melfi è culla di civiltà da custodire, valorizzare e rinnovare.

La politica può riconoscere un campo di riflessione per rimettere insieme, senza contrapposizioni, ma con responsabilità e condivisione, le potenzialità cittadine, per guardare ad una logica di comune sviluppo e non di chiusura.

Nessun ripiegamento nell’autoreferenzialità, ma piuttosto il superamento della piccola politica che tanto nuoce all’Italia e all’Europa; una politica non più legata ai singoli, ma al futuro di un territorio, con la tenacia sempre intatta di credere nelle proprie idee e nell’onestà di questa straordinaria e bellissima comunità.

Questo Millenario ci insegna che la storia non è una pietra immobile, ma uno stimolo a fare bene e meglio, a rileggere quei vecchi confini non come un privilegio per pochi, ma come una straordinaria opportunità per molti.

Nel concludere, ribadisco la volontà di cofinanziare i progetti legati allo sviluppo culturale della Città di Melfi e dell’intero territorio”.

In bocca al lupo a Melfi per questo affascinante viaggio nel passato, scritto fra le pietre del suo storico scudo: le forti e rigogliose mura.