“4,5 milioni di euro dal MIC per l’ex carcere giudiziario di Melfi: sarà realizzato il Museo della modernità interattiva immateriale industriale artigianale agricola artistica (Mia).
L’opera ha ricevuto l’approvazione della Conferenza unificata Stato-Regioni”.
E’ quanto fa sapere in una nota il Presidente della Regione Vito Bardi.
L’intervento consiste nel restauro e nella trasformazione in sito museale dell’edificio dell’ex Carcere giudiziario, nel centro storico di Melfi, per destinarlo a museo dell’Innovazione e delle Arti e a luogo di narrazione della storia moderna (dal XVI al XX secolo) della città.
L’edificio è stato destinato per circa quattro secoli, fin dalla fondazione nel secolo XVI, a convento di clausura femminile delle Clarisse costituendo uno dei capisaldi della vita religiosa della città.
Convertito in caserma militare in epoca risorgimentale è stato infine destinato a carcere giudiziario fino agli anni ‘80 del ventesimo secolo.
Di proprietà del demanio dello Stato, nel 2016 è stato oggetto di una delle prime e più significative operazioni di federalismo demaniale culturale, che ne ha determinato il trasferimento gratuito al comune di Melfi, grazie all’accordo di valorizzazione del 5/5/2016 del MIBAC (Segretariato di Basilicata), Agenzia del Demanio (Direzione regionale di Puglia e Basilicata) e Comune.
L’intervento si inserisce in un più ampio progetto del completamento del sistema museale della città, già composto dal Museo Nazionale Archeologico (nel castello federiciano), dal Museo Diocesano (nel Palazzo Vescovile), dal Museo Civico (Palazzo Donadoni) e dalle cripte rupestri del sec. XXIII e XIV che, aumentando l’offerta culturale e turistica, indurrebbe il visitatore a soggiorni più estesi nella cittadina innescando ricadute positive sulle attività locali in termini economici e di valorizzazione.
La particolare destinazione del Museo dell’Innovazione e delle Arti – MIA – peraltro è orientato a favorire importanti sinergie con il mondo dell’artigianato e delle produzioni di eccellenza dell’agricoltura e dell’enogastronomia locale, dando visibilità ad artigiani e produttori di eccellenza del territorio che potranno rappresentare le proprie tecniche di produzione tradizionale e sviluppare iniziative di valorizzazione dei saperi, anche di tipo formativo e professionale, secondo una logica di “museo attivo”.