È un evento giunto ormai alla 492° edizione.
È una delle più antiche rievocazioni del Meridione di Italia.
Torna Domenica, a Melfi, “La Pentecoste”: la rievocazione che ricorda il tragico evento del 1528, passato alla storia come il “Sacco di Melfi”, con un format che prevede una diretta streaming sulla pagina facebook del Comune.
Si parte il 31 Maggio con l’imbandieramento della Città.
Il programma prosegue così:
- alle ore 10:45 diretta facebook con il Sindaco, Livio Valvano, il Vescovo, Mons Ciro Fanelli, il Presidente della Pro Loco, Tommaso Bufano e lo storico Francesco Corona;
- alle ore 17:30 deposizione di fiori, da parte del Sindaco Valvano, nella Villa Vecchia, sul cippo dedicato ai morti della Pasqua di Sangue;
- alle ore 18:00, in diretta facebook, proiezione di un film sulle edizioni precedenti della Pentecoste;
- alle ore 19:00, celebrazione Eucaristica in Piazza Duomo, celebrata dal Vescovo Mons Ciro Fanelli;
- alle ore 20:45, sul Colle dei Cappuccini, rintocchi di campane e lancio di mongolfiere verso il cielo in onore dei defunti della Pasqua di Sangue del 1528.
Come precisa l’Amministrazione:
“Anche se in un format nuovo dovuto all’emergenza Covid-19, la Città rivivrà così quell’epica giornata di sangue nella quale riecheggia la figura di Giovan Battista Cerone.
È un evento che si ripropone ogni anno per rievocare, fin dal 1528, il conflitto tra i francesi di Francesco I e gli spagnoli di Carlo V, per il dominio del Regno di Napoli.
L’esercito francese era al comando di Odet de Foix, Visconte di Lautrec, già maresciallo di Francia dal 1511.
Egli si rese protagonista, infatti, del sanguinario assedio della Città, e responsabile del massacro di oltre 3mila persone, fatto passato alla storia come ‘La Pasqua di Sangue’.
I primi attacchi alla Città, il 22 di marzo 1528, ebbero esito negativo per le armi francesi che contarono più di un centinaio di morti.
Durante la notte arrivarono i rinforzi richiesti, tra cui le famigerate Bande Nere guidate da Orazio Baglioni, e diversi pezzi di artiglieria che risultano determinanti per la presa della Città.
Dopo l’infame eccidio di armati e di popolani, le truppe francesi costrinsero il principe di Melfi, Giovanni III Caracciolo, che si era asserragliato nel Castello con i suoi fedelissimi, ad arrendersi per aver salva la vita.
La Città, saccheggiata e bruciata, fu abbandonata dai circa 6mila superstiti che si rifugiarono nella selva dello Spirito Santo, sul Monte Vulture, e qui vi rimasero fino all’arrivo degli spagnoli liberatori.
Gli spagnoli, promulgarono due editti del Re Carlo V: il primo invitava le popolazioni delle Città limitrofe a trasferirsi a Melfi; il secondo, proclamando la Città fedelissima, esentava i suoi abitanti dal pagamento delle tasse per un periodo lungo di 12 anni”.
Di seguito la locandina con i dettagli.