Nubifragi, raffiche di vento, allagamenti: l’ondata di maltempo che colpisce l’Italia e non risparmia la Basilicata ha già causato danni enormi ad aziende agricole, coltivazioni, case, strade rurali ed interpoderali, strutture produttive.
È il grido d’allarme lanciato da Cia-Agricoltori che in una nota ha sottolineato:
“Senza contare le perdite enormi dell’agricoltura con raccolti andati persi, serre distrutte e stalle scoperchiate, nonché i gravi disagi alla circolazione non solo per gli agricoltori.
La vera falla che porta l’Italia a una continua “emergenza maltempo”, che purtroppo spesso si trasforma in tragedia è la mancanza di una vera politica di difesa e conservazione del suolo.
In questi anni poco si è fatto per la messa in sicurezza del Paese, tutelando il territorio da incuria e degrado ed evitando l’abbandono da parte degli agricoltori, la cui opera di presidio e manutenzione è fondamentale.
I terreni coltivati infatti, insieme a quelli boschivi, giocano un ruolo essenziale per stabilizzare e consolidare i versanti e per trattenere le sponde dei fiumi, grazie anche alla capacità di assorbimento e di riduzione dei tempi di corrivazione delle acque, aiutando così a scongiurare frane e cedimenti del terreno.
Sfortunatamente, però, la cementificazione costante non solo ha divorato negli ultimi vent’anni oltre 2 milioni di ettari di terreno agricolo a ritmi vertiginosi, ma questo processo molte volte non è neanche stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque”.
Leonardo Moscaritolo, presidente Cia Melfi ha affermato:
“Il fenomeno delle avversità atmosferiche continua a ripetersi e non è certo il risarcimento dei danni da avviare con la solita procedura regionale a risolvere il problema.
Si deve intervenire con la prevenzione.
Il riconoscimento del ruolo di agricoltori-manutentori del territorio, e quindi non solo della propria azienda, rappresenta un salto di qualità che va tradotto in provvedimenti unitari tra i Dipartimenti Infrastrutture e Ambiente in sinergia con le organizzazioni professionali agricole.
Per Cia bisogna realizzare, innanzitutto, uno stretto collegamento tra le attività affidate al Consorzio di Bonifica unico, agli operai idraulico-forestali, a quelli del Progetto Vie Blu, Province e Comuni per rendere efficaci gli interventi di difesa del suolo e, in particolare, degli argini di fiumi e torrenti.
La riorganizzazione dei Consorzi favorisce l’attuazione di un programma territoriale di sviluppo rurale, in stretta sintonia con i titolari delle aziende agricole ai quali affidare compiti specifici di manutenzione”.
Nel ribadire la disponibilità degli agricoltori a diventare manutentori del territorio “a costo zero” (con compensazioni su tributi consortili, spese previdenziali e aziendali), Moscaritolo aggiunge che è questo l’unico modo per salvaguardare le aziende agricole e i produttori che vivono e operano a ridosso delle aree fluviali più sottoposte a rischio esondazioni per i noti problemi di scarsa o del tutto inesistente manutenzione e i titolari di aziende colpite da calamità naturali improvvise e violente.
Cia Basilicata conclude:
“La caratteristica innovativa di tale processo la scelta di andare nella direzione della sussidiarietà orizzontale: la differenziazione dei sistemi territoriali richiede un sistema di governance flessibile per prevenire i danni di ulteriori fenomeni metereologici eccezionali delle stagioni autunnale ed invernale.
Si percorra dunque la via della pulizia e dello scavo dei grandi e piccoli canali, sui quali non si fa più manutenzione da 30-50 anni.
Devono essere puliti gli alvei e, dove necessario, le sponde dagli alberi e dalla vegetazione che crea ostruzione e pericolo in caso di piena.
Occorre porre immediato riparo e lavorare in tempi veloci per costruire un sistema ambientale realmente sostenibile, valorizzando il ruolo primario dell’agricoltura quale volàno di riequilibrio territoriale.
Ma senza gli agricoltori-manutentori non si possono portare a termine azioni urgenti”.
(foto archivio)