Melfi dedica l’80° anniversario della Liberazione a quelli che hanno pagato il prezzo più alto. Ecco i dettagli

“Non abbiamo mai pensato – in tanti anni di celebrazione di questo anniversario a Melfi – il Comune insieme a Fondazione Nitti e Anpi – che questa giornata sia semplicemente un “giorno di festa”, ovvero “di vacanza”, o di opportunità per un “ponte”.

Tantomeno lo pensiamo in occasione dell’80°, così importante che lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel discorso di Capodanno, ha indicato questa data come il riferimento più importante dell’agenda del 2025”.

Con questa parole il presidente della Fondazione “Francesco Saverio Nitti”, prof. Stefano Rolando, ha iniziato il suo intervento di apertura, dopo le parole del sindaco di Melfi Giuseppe Maglione e introducendo una tavola rotonda che è stata senza retorica, con riflessioni approfondite e originali, che hanno trattenuto il pubblico al Centro culturale Nitti di Melfi oltre le 20 di sera.

Tutti a raccordare storia e presente, tutti a cercare di indagare i due temi principali predisposti per questa celebrazione:

• il “lungo percorso” (dal 1922 al 1945) di quella marcia difficile, coraggiosa e sofferente verso la liberazione (dal fascismo e dall’occupazione nazista);

• il “forte prezzo pagato” da un’importante minoranza di italiani per giungere a quell’esito storico.

Dagli eroi della prima ora ai condannati dei tribunali speciali, dagli esiliati ai confinati, dai militanti dell’antifascismo ai resistenti organizzati nel pluralismo politico antifascista, dai dissenzienti tra almeno due generazioni al grande sacrificio dopo l’8 settembre di tantissimi militari internati nei campi di concentramento in Germania per non aver voluto sottostare alla Repubblica di Salò (600 mila) o caduti (100 mila) per non aver voluto rendere le armi ai tedeschi o aver combattuto insieme alle formazioni partigiane in Italia e all’estero.

“Il tema della memoria intreccia oggi più generazioni, riguarda l’Italia intera ed è all’origine della grande via di uscita nella pace europea (di cui Nitti era stato un pioniere)”, ha ricordato il sindaco Giuseppe Maglione all’inizio.

Quel tema è stato declinato:

  • da Maria Rosaria D’Anzi (presidente dell’ANPI della provincia di Potenza) “a ricordo di chi salvò l’onore del Paese di fronte al mondo”;
  • da Donato Verrastro (professore di storia contemporanea all’Università della Basilicata) “anche nella creazione di laboratori di pensiero che hanno guardato ai tempi lunghi del dopoguerra, come l’evento dei cattolici a Camaldoli del luglio del 1943 o il più alto documento del pensiero dei federalisti con il “Manifesto di Ventotene” scritto dai confinati Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni nel 1944”;
  • da Giovanni Vetritto (vicedirettore di “Critica liberale” e alto dirigente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri) che ha ricordato figure paradigmatiche dell’antifascismo italiano come Piero Gobetti, Giovanni Amendola e Gaetano Salvemini;
  • da Piero Pagnotta (del comitato direttivo della rivista “Mondoperaio”), che ha raccontato le dure e drammatiche esperienze dei 15.000 confinati per antifascismo (tra cui alcuni famosi nella stessa città di Melfi) “sempre con provvedimenti di polizia e non attraverso regolari processi”;
  • e infine da Giorgio Nitti nipote di Francesco Fausto Nitti, coraggioso membro della famiglia Nitti, che fu all’origine della fuga con Carlo Rosselli ed Emilio Lussu da Lipari nel 1929, che ha annuncia la prossima uscita di un libro tradotto dal francese scritto da suo nonno in cui racconta la sua seconda fuga nel 1944 dal treno che lo trasportava come prigioniero verso il campo di sterminio di Dachau (a breve in libreria con Editoriale Scientifica con la prefazione di Paolo Bagnoli).

A conclusione della tavola rotonda il contributo del prof. Luigi Mascilli Migliorini (Università Orientale di Napoli e presidente del comitato scientifico della Fondazione Nitti) sul “prezzo pagato dal Mezzogiorno italiano nelle vicende storiche dell’Italia al tempo del fascismo”, contributo che insieme a tutti gli interventi è nella videoregistrazione dell’evento disponibile nelle pagine di Facebook di Fondazione Nitti e Associazione Nitti.

Lo stesso direttore della Associazione Nitti, Gianluca Tartaglia, organizzatore della “tre giorni” di celebrazioni dell’Ottantennale della Liberazione, ha dato anche notizia dell’uscita recente di una biografia di Filomena Nitti, figlia di Francesco Saverio Nitti, scritta da Carola Vai con la testimonianza di Maria Luisa Nitti (edita da Rubbettino) e anche della presentazione a Melfi in autunno del volume “Un ponte verso il futuro – Francesco Saverio Nitti e il governo italiano dal 1919 al 1920”, curato da Stefano Rolando e contenente sessanta contributi di analisi che hanno riguardato le celebrazioni del centenario del governo Nitti, edito da Editoriale Scientifica (e già disponibile).

A conclusione dell’evento il presidente della Fondazione Nitti ha anche detto:

“Ogni generazione, da quell’aprile 1945, ha avuto la sua parte nella staffetta.

Noi dobbiamo puntare ora tutte le nostre carte e tutte le nostre energie per sperare che la “quarta generazione” – quella del terzo millennio – sappia, capisca e stia in partita.

È davvero il nostro compito più grande. A cui intendiamo assicurare il nostro prioritario impegno”.