Melfi (PZ) piange la scomparsa del noto imprenditore Vincenzo Mossucca.
Amato e stimato cittadino, ha vissuto intensamente, dedicandosi totalmente al lavoro e alla famiglia.
Cenzin’ (così lo chiamavano) era considerato in tutto il Vulture-Melfese un esempio di generosità, onestà, tenacia e integrità.
Ecco solo alcuni dei bellissimi commenti che tantissimi cittadini stanno dedicando alla sua memoria:
- “Lui ora non c’è più, ma ha lasciato un ricordo indelebile nei cuori e nella mente di chi ha avuto l’onore ed il piacere di conoscerlo, ma anche un segno tangibile nella storia della nostra città”;
- “Ho lavorato con lui negli anni 60/70, ho imparato da lui e quel viaggio… Grazie di avermi dimostrato ed ancora insegnato serietà e trasparenza”;
- “Una grandissima persona”;
- “Chiediamo al Sindaco il lutto cittadino”.
Vincenzo iniziò a costruire il suo futuro da giovanissimo, con i traslochi e i viaggi al Nord, diventando presto un punto di riferimento per i tanti emigrati che lì si erano stabiliti.
“Si era fatto da solo” dicono di lui, rimarcando come dal trasportare le prime cassette quando era poco più di un ragazzino sia riuscito a costruire un’attività che ora conta centinaia di mezzi e collaboratori, creata insieme ai suoi figli e supportata dalla sua cara moglie Pasqualina.
Oggi, Lunedì 12 Aprile, alla presenza del Sindaco, l’ultimo saluto al grande uomo che è stato nel piazzale della sua abitazione, in forma strettamente riservata, nel rispetto delle norme di sicurezza.
I suoi camion e i loro clacson hanno accompagnato Vincenzo nel suo rientro a Melfi (PZ).
Quì, sotto il porticato della casa che aveva costruito con tanti sacrifici in contrada Bicocca, è stato celebrato un rito funebre molto toccante.
Fatte risuonare le note della canzone di Eros Ramazzotti “Sta passando Novembre”, i figli, commossi, gli hanno dedicato una lettera, ringraziandolo per tutto quello che ha insegnato loro.
Aveva fame di vita, Cenzin’, per questo ha lottato come un leone per 30 giorni all’ospedale di Potenza prima di andarsene.
I suoi cari, tuttavia, hanno una consolazione: è stato accolto in paradiso dall’amatissimo nipote don Vincenzo, suo omonimo, strappato alla vita a causa di un incidente due anni fa.
Due splendide anime, dunque, si sono ricongiunte, e a noi piace pensare che oggi, quando per qualche minuto anche il cielo ha versato “lacrime” di pioggia, l’abbia fatto non solo per accogliere il dolore di un’intera comunità, ma anche per celebrare “l’incontro” di due grandi uomini.
Ci uniamo al dolore per questa straziante perdita e auguriamo a Vincenzo un buon viaggio.