In un periodo in cui i libri e la storia italiana hanno appuntamento attorno a grandi nomi (Matteotti, Mussolini, Garibaldi, Cavour) colpisce vedere una platea al completo per un libro che è una istruttoria di biografia (gli spunti di ritrovamento di un fondo di documenti all’ Archivio di Stato) per una figura rimasta nelle pieghe di una stagione complessa e a chiaroscuri (fascismo e antifascismo), senza un vero e proprio fatto trainante.
Si parla del testo che Paolo Bagnoli (Storia delle dottrine politiche a lungo in Bocconi e poi all’ Università di Siena, senatore socialista negli anni ‘90) ha dedicato ad una prima razionalizzazione di quel fondo di archivio riguardante Francesco Ciccotti Scozzese (parlamentare socialista prima del fascismo, amico e nemico di Mussolini, in esilio in Francia e poi in Argentina dove è morto nel 1937), senza che gli possa essere attribuito un fatto realmente di svolta nei tumultuosi anni dell’ epoca eppure protagonista di un grandissimo attivismo e di una immensa produzione giornalistica.
Perché allora di quel pubblico, soprattutto della programmazione della conferenza al Centro culturale Nitti di Melfi sabato 21 settembre 2024?
Tre gli argomenti emersi:
- Ciccotti era nato nel 1880 a Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza e alla Basilicata farà riferimento sempre nella vita, in Italia e nell’esilio;
- Ciccotti era nel 1919-1920 un parlamentare fervidamente nittiano, cioè favorevole al governo che riguardava una coraggiosa coalizione (socialisti riformisti, liberali, popolari) guidata da un esponente del piccolo partito radicale;
- Ciccotti aveva disputato la stessa direzione dell’Avanti! con Mussolini, andando d’accordo e poi in disaccordo con il massimalista, poi interventista, poi fascista capo del governo ventennale che chiuderà Parlamento e democrazia, arrivando persino nel 1921 a disputare con lui un duello ( a Livorno), con quattordici assalti alla spada, interrotto dai medici per un malore cardiaco intervenuto nello sfidato onorevole Ciccotti Scozzese (due cognomi non per nobiltà ma perché ex trovatello).
Ma forse, al di là dei fatti che emergono dal libro edito da CSDSD, con presentazione di Mario Saluzzi, l’interesse per l’appuntamento è stato per la conversazione svolta, tra passato e presente, sulla storia come inchiesta sull’evoluzione e sulle trasformazioni, imbastita tra il professor Bagnoli e il professor Stefano Rolando, docente a Milano di Comunicazione pubblica e politica e da molti anni presidente della Fondazione “Francesco Saverio Nitti”.
Un bilancio della dialettica novecentesca tra le correnti rivoluzionarie (“a parole” dice Paolo Bagnoli) e riformiste (“minoritarie” dice Stefano Rolando) del socialismo italiano, stralciato poi dalle vicende del nuovo secolo (“ma che resta il partito più impegnato nella causa della libertà della storia dell’Italia contemporanea, a cui per questi tutti gli italiani devono un grazie” dice ancora Paolo Bagnoli). E nelle pieghe di questa dialettica anche il fulmine dell’esperienza di Nitti che costruisce classe dirigente e guarda al futuro e che paga un alto prezzo per la sua sconfitta determinata da opposti estremismi.