Il 2024, tra siccità incredibile e forti sbalzi termici, rischia d’essere un anno terribile per tutto il settore apistico.
E’ quanto fa sapere Coldiretti Basilicata.
La situazione continua a peggiorare e rispetto allo scorso anno, in alcuni casi i raccolti si avvicinano allo zero.
Perché produrre pochi chili di miele ad alveare, significa pari a zero per l’apicoltore, o forse meglio dire perdita, considerando i costi che occorre sopportare per l’alimentazione di soccorso, costi di gestione, carburante, in alcuni casi anche il costo dei dipendenti.
Il settore apistico si trova in un grave stato di criticità che mette a rischio l’esistenza stessa delle aziende, anche quelle più colpite benché strutturate sul piano produttivo e imprenditoriale.
L’impatto degli eventi meteo avversi dovuti al cambiamento climatico determina la perdita, anche totale, delle produzioni concentrate in una fascia molto ristretta di tempo.
Questo espone l’apicoltura al rischio meteorologico molto di più rispetto alle altre attività agricole.
In particolare il 2024 è stato caratterizzato fin dall’avvio della stagione produttiva da un susseguirsi di eventi meteorologici estremi accompagnati da episodi anche violenti che hanno determinato perdite di produzione elevate, soprattutto per quanto riguarda i mieli primaverili.
Alcune produzioni sono state praticamente azzerate, perché quando parliamo di perdite con punte del 90% vuol dire per noi apicoltori aver prodotto zero.
Molto irregolare e generalmente insoddisfacente la produzione di miele di agrumi.
Una situazione di grave difficoltà che ha investito chiaramente tutto il territorio nazionale, seppur con delle diversità, mettendo in crisi tutto il settore apistico non solo per la mancanza di produzione, ma per la stessa sopravvivenza delle api.
Gli ultimi tre anni sono stati devastanti per il settore, se consideriamo una scarsa produzione, costi di produzione, gestione e sostentamento delle api sempre maggiori e prezzo del miele bloccato da tempo.
L’apicoltura lucana sta affrontando un’altra stagione davvero critica. E’ diventata un’emergenza vera.
Sono stati numerosi i casi di “famiglie” di api morte per fame e diffusa la necessità di ricorrere all’alimentazione di soccorso e a frequenti spostamenti, che hanno dilatato i costi di produzione, maggiori spese che si sono sommate al danno economico derivante dalle perdite produttive.
Le regole del libero mercato, teoricamente, prevedono un aumento dei prezzi al diminuire dell’offerta.
Al contrario -a parere dell’organizzazione agricola lucana – per il settore apistico si registra l’associarsi della scarsa o scarsissima produzione con un abbassamento consistente dei prezzi e con serie difficoltà a collocare il prodotto sul mercato.
L’andamento di mercato in atto, estremamente sfavorevole, rischia di assumere prospettive di crisi strutturale dovuta alla concorrenza, spesso sleale, di produzioni estere.
La mancata capacità di collocazione del prodotto, nonostante gli scarsi volumi sul piano produttivo, esprime appieno le difficoltà che rischiano di determinare la chiusura di molte aziende, con la conseguente perdita del tessuto produttivo costruito faticosamente in tanti anni di lavoro.
Se questo andamento dovesse proseguire – aggiunge la Coldiretti lucana – si rischia che il mestiere dell’apicoltore sparisca per sempre e che entro la fine dell’anno, o nel 2025, chiuderanno anche delle aziende.
Commenta il presidente della Coldiretti Basilicata, Antonio Pessolani:
“Magari il miele arriverà sempre, anche se non c’è.
Arriverà dall’estero, per esempio Slovenia, Romania, Paesi UE e extra UE, magari ad un prezzo più basso sapendo che tanto il cliente lo compra lo stesso”.
Ad ogni modo le belle notizie non mancano.
Nei giorni scorsi al concorso nazionale organizzato a Castel San Pietro Terme il miele lucano è stato premiato.
“Al ‘Bosco delle api’, la nostra azienda associata condotta Rocco Sinisgalli, ha ottenuto il massimo riconoscimento di ‘tre gocce’ ed altre con vari mieli hanno ottenuto ‘due’ o ‘una goccia’ confermando che quello lucano è tra i migliori mieli italiani pur essendo la nostra una piccola regione per alveari posseduti rispetto a quella di altre regioni italiane”.
Ad ogni modo tra gli apicoltori lucani c’è ottimismo.
Spiega Rocco Sinisgalli, apicoltore di Gallicchio:
“Se spariscono gli impollinatori cambia buona parte del nostro mondo, perché piante e impollinatori si sono evoluti insieme.
Non possiamo rendere tutto autofertile per ogni specie botanica che sparisce, spariranno tutti quelli che se ne cibano e le altre specie di cui a loro volta sono nutrimento.
Dobbiamo iniziare a parlare di futuro, dell’apicoltura come di tutta l’agricoltura in genere, perché questo significa parlare del nostro futuro e non possiamo essere indifferenti.
Dovremmo sempre più educare il consumatore, guidarlo nella scelta dei prodotti, chi compra miele dovrebbe imparare a cercare quello italiano. E poi a non affidarsi mai al costo.
Il prezzo troppo basso è sempre un cattivo indicatore.
E’ necessario in questo momento aprire dei tavoli di crisi per evitare che il danno sia irreparabile per tutto il settore apistico”.