Critica la situazione di questo cittadino lucano.
A preoccupare i familiari il possibile contagio da Coronavirus.
Ecco la denuncia, in un post pubblico, del figlio:
“Mio padre ha febbre e tosse da più di 15 giorni.
Essendo soggetto quasi ogni anno a bronchiti stagionali, in accordo con il medico di famiglia ha iniziato una terapia antibiotica, che però dopo la prima settimana non ha dato risultati.
La febbre, invece di scendere, continua a peggiorare: sale, scende, la sera arriva anche a 39 e cala solo con la Tachipirina.
La tosse è una tosse secca, e peggiora notevolmente con lo sforzo fisico.
Con dei sintomi del genere, il medico di famiglia (l’unica persona che davvero si sta sbattendo insieme a noi in tutto questo, un vero eroe considerando tutto il carico di lavoro cui è sottoposto) non può ovviamente venire a casa.
Né noi possiamo portarlo fuori di casa a fare tutti gli accertamenti di cui avrebbe bisogno: una visita per ascoltare le spalle, una radiografia al torace, una TAC.
E allora è qui che comincia un rimbalzo di responsabilità che da una settimana ci sta tormentando.
Chiamiamo la guardia medica, e ci dicono di chiamare il 118.
Il 118 ci fa sapere, con tono quasi minaccioso, che se mio padre non è in fin di vita loro non possono intervenire assolutamente.
Chiamate la guardia medica, ci dicono.
Richiamiamo la Guardia Medica, e venerdì notte la Guardia Medica mi autorizza a portarlo al Pronto Soccorso, dicendomi che è stato allestito un percorso in pre-triage per accogliere in sicurezza i casi sospetti.
Viene visitato e mandato a casa in 5 minuti, con diagnosi di ‘febbre e tosse’, senza ulteriori accertamenti, e con terapia di 10 giorni di antibiotico più pesante, tramite iniezioni.
Nel frattempo, è stato anche avviato il protocollo per il coronavirus.
Ma se non hai avuto contatti con una persona sicuramente positiva, nessuno verrà mai a farti il tampone (ma se non fate i tamponi, come devono venire fuori le persone sicuramente positive?).
Nello scorso fine settimana i sintomi peggiorano, la febbre sale, e quando mio padre fa i 13 gradini interni alla mia abitazione fa la tosse per due minuti buoni: a me pare segno che qualche difficoltà respiratoria ce l’abbia, ma alla seconda chiamata al 118 ci confermano che se non ha problemi a respirare da fermo non possono intervenire, nemmeno se sta per svenire per la febbre.
Parliamo con l’Asp, dopo due giorni di rimpalli riusciamo a parlare con il Direttore Sanitario, colui che autorizza i tamponi.
Due giorni fa ci fanno sapere che stanno decidendo se fare il tampone oppure no, ma passano due giorni e tamponi non ne abbiamo visti.
In tutto questo, finché non gli fanno un tampone, non si può muovere da casa, né può venire nessuno a visitarlo.
Non c’è modo di uscire da questa situazione: il 118 si rifiuta di intervenire, la Guardia Medica non può venire a casa, non possiamo portarlo al Pronto Soccorso.
Nel frattempo, la febbre non scende, il respiro di mio padre peggiora, la preoccupazione sale.
Io e mia mamma stiamo impazzendo.
Passiamo le nostre giornate al telefono, chiamiamo Guardia Medica, ASP, 118, medico curante (ripeto: l’unico che in tutte le difficoltà ci sta assistendo con amore per la sua professione).
Chiamiamo, parliamo, ma l’unica cosa che riusciamo a ottenere è un altro numero di telefono da chiamare, perché a quanto pare la salute di una persona, fino a che non si accerta se abbia il coronavirus o meno, non è responsabilità di nessuno.
Non gli fanno il tampone, se non gli fanno il tampone non può fare altri accertamenti perché considerato a rischio, se non gli fanno altri accertamenti la sua salute continua a peggiorare giorno dopo giorno.
Ora, vi chiedo: è possibile che una persona che ha la febbre da 3 settimane con problemi respiratori non possa essere curata da nessuno?
È possibile abbandonare me e mia madre al nostro destino e continuare a rimbalzarci da una parte all’altra, senza avere una risposta, mentre dobbiamo continuare a tenere d’occhio mio padre?
Così funziona la macchina organizzativa sanità in una regione con meno di 50 casi accertati di coronavirus?
Cittadini abbandonati al vostro destino, accendete un cero e pregate.
Dobbiamo aspettare che mio padre muoia per capire chi deve prendersi la responsabilità di dirci cosa abbia?
No, perché poi, nel caso, io sono pronto a prendermi tutta la responsabilità delle mie azioni successive”.