“Se è vero che i Giochi olimpici in corso a Parigi vengono utilizzati dal presidente francese Emmanuel Macron per rimandare il momento in cui dovrà affrontare la questione che riguarda la nomina del nuovo primo ministro (dopo che le elezioni politiche di quest’estate hanno reso molto complicata la formazione di una maggioranza al Parlamento francese), la stessa cosa si potrebbe dire di Giorgia Meloni, che sta accuratamente evitando ogni discorso in merito alla prossima legge di Bilancio, preferendo pubblicare post e commenti sui propri canali social in cui esalta le imprese dei nostri atleti in terra francese”.
Così quifinanza che aggiunge: “Nessuno mette in discussione la necessità di glorificare le gesta delle donne e degli uomini in casacca azzurra.
Al contempo però ci sono milioni di cittadini italiani che ancora devono capire quali saranno le condizioni che permetteranno loro di accedere alla pensione a partire dal prossimo anno.
E questo perché, nonostante gli scongiuri di molti esponenti del centrodestra, il ritorno alla legge Fornero appare quanto mai inevitabile. Vediamo come stanno le cose allo stato attuale.
Proseguendo nel paragone tra i due leader, mentre Emmanuel Macron dovrà per forza di cose arrivare ad una scelta nella nomina del suo nuovo primo ministro, la premier italiana potrebbe decidere di non proferire parola durante tutta l’estate in merito al futuro del nostro sistema previdenziale.
Questo perché, come tutti sanno, l’Esecutivo avrà ben poche carte da giocare con l’arrivo dell’autunno, quando sarà chiamato a scrivere una Manovra economica che si preannuncia davvero molto complicata.
Come anticipato poche settimane fa direttamente dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ci si aspetta che l’Unione Europea apra una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per eccessivo indebitamento – pari al 7,2% nel 2023, un dato che non viene più accettato da Bruxelles con le nuove regole comunitarie attive dopo lo stop al Patto di stabilità.
Questo passaggio potrebbe costare caro al gGverno, mentre già oggi i tecnici del Mef sono impegnati a trovare i circa 20 miliardi di euro che serviranno per prorogare tutte (o quasi) le misure approvate negli anni scorsi.
E così, mentre a Palazzo Chigi si discute (sempre rigorosamente a porte chiuse) su come si possa ancora sperare di approvare quella Quota 41 tanto cara alla Lega del vicepremier Matteo Salvini, ecco che appare sempre più concreta la possibilità che la contestata legge Fornero torni a essere protagonista a partire dal 1° gennaio 2025.
Qualora non vi fosse spazio per approvare nuove misure in materia previdenziale, le regole introdotte dall’allora governo tecnico di Mario Monti diventerebbero il perno attorno a cui sviluppare tutte le uscite dal mondo del lavoro, anticipate e non, durante il corso del prossimo anno.
In sostanza, le possibilità per ottenere l’assegno previdenziale tornerebbero a essere due:
- per la cosiddetta pensione di vecchiaia ritornerebbe in vigore il limite di 67 anni di età, con almeno 20 anni di contributi;
- per la pensione di anzianità, invece, si tornerebbe alla soglia minima di 42 anni di contributi, indipendentemente dall’età del lavoratore”.